Assemblea generale di Confcooperative Insubria a Varese. Frangi: “Meno profitti privati e più bene comune”
Il 6 dicembre alle Ville Ponti inizia un percorso che porterà gli associati il prossimo 8 marzo a Como dove avverrà il rinnovo cariche

Per Confcooperative Insubria, l’unione Interprovinciale che associa oltre 400 imprese cooperative di Como e Varese, il conto alla rovescia è già iniziato. Il prossimo 6 dicembre si terrà alle Ville Ponti di Varese l’ottava assemblea generale. È l’inizio di un percorso che porterà gli associati a Como, il prossimo 8 marzo, dove avverrà il rinnovo cariche. Un momento importante in cui le cooperative saranno chiamate a definire i programmi per l’associazione per il prossimo quadriennio e il gruppo dirigente che sarà chiamato ad attuarli. A condurre i cooperatori in questo percorso sarà Mauro Frangi, presidente uscente di Confcooperative Insubria.
Presidente, che percorso sarà?
«Necessariamente lungo come è giusto che sia per un’associazione di rappresentanza autentica, che solo nella partecipazione dei soci, nell’ascolto dei loro bisogni e nell’impegno diretto e fattivo dei cooperatori trova le ragioni e il senso della sua azione. Per noi è sempre stato così: le associazioni “vere” vivono, funzionano e crescono solo con la partecipazione motivata dei soci. In un tempo difficile, in cui sembrano prevalere incertezza e paura, c’è bisogno di moltiplicare i punti di vista e nello stesso tempo rinforzare relazioni e legami tra le persone e le imprese».
La contingenza economica non è delle migliori. C’è un rallentamento complessivo dell’economia, il costo del denaro non favorisce nuovi investimenti, aumentano le disuguaglianze e con esse i problemi delle persone più fragili…
«È vero, ma sono tutti problemi che le imprese cooperative conoscono molto bene. Con un paradosso evidente: se, da un lato, le difficoltà crescono e diventa più difficile coniugare missione mutualistica e redditività, dall’altro, proprio le difficoltà moltiplicano il bisogno di economia mutualistica e sociale. È proprio in questo tempo che c’è bisogno di accrescere e moltiplicare le opportunità e le occasioni di sviluppo delle imprese cooperative».
Che cosa bisognerebbe fare sia a livello macroeconomico che microeconomico?
«Dobbiamo invertire la direzione dei modelli di sviluppo, mettendo al centro le persone e il loro benessere, non i profitti o, peggio, la finanza speculativa che estrae valore dalle comunità. Non vale solo a livello macroeconomico o come indicazione per le politiche pubbliche. Vale per ogni impresa del nostro territorio: un utile in meno, ma un occupato in più; meno profitti privati e più bene comune, valore condiviso. Solo uno sviluppo più inclusivo, capace di mettere al centro il benessere delle persone e la coesione delle comunità può aiutarci ad uscire dalle difficoltà e ad invertire la rotta. E proprio questo sarà il tema al centro dell’assemblea del 6 dicembre prossimo e di cui discuteremo con le istituzioni del territorio varesino. Noi offriamo il nostro contributo per riuscire ad essere tutti insieme davvero all’altezza dei bisogni delle persone e delle comunità in questa fase difficilissima. Vogliamo contribuire a generare un’economia più sostenibile e comunità più inclusive: è nel nostro “dna”. È quanto abbiamo fatto, ad esempio, dando il nostro fattivo contributo all’approvazione del programma pluriennale della Camera di Commercio. Un Piano per provare a rendere il territorio tra cinque anni un territorio più vivibile, attraverso le tre “missioni” su cui si articola. Attrattività, giovani, sostenibilità. Forse sarebbe stato più corretto rovesciare l’ordine del ragionamento: perché solo uno sviluppo autenticamente sostenibile genera futuro per le giovani generazioni e rende il territorio attrattivo, un luogo dove valga la pena investire, fare impresa, spendere la propria vita».
Quanto sono sfidanti per il mondo cooperativo le trasformazioni digitali?
«L’impatto dell’economia e delle tecnologie digitali è sempre più pervasivo nella vita degli individui e delle formazioni sociali; cambia il nostro modo di vivere, le scelte delle persone, la loro percezione del mondo. Non solo il digitale ha demolito i sistemi gerarchici di intermediazione e strutturazione della nostra società, ma ha cambiato in profondità il modo di fare impresa ed economia. Sicuramente la rivoluzione digitale ci mette ogni giorno di fronte a rischi e pericoli che fatichiamo a comprendere e dominare, ma nello stesso tempo genera opportunità enormi ed inedite. Opportunità che l’economia cooperativa e sociale deve saper cogliere per adeguare se stessa alle sfide di questo millennio. Ne parleremo all’assemblea del 6 dicembre a Varese».
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