Anche nel Varesotto Comuni in rivolta contro le nuove regole: “La revisione dello scuolabus come un appalto da 100mila euro”
Il presidente della Comunità montana del Piambello Paolo Sartorio spiega cosa sta succedendo dal 1° gennaio nelle pubbliche amministrazioni, dopo una delibera dell'Autorità nazionale anti corruzione che ha abolito le procedure semplificate per i piccoli acquisti

«Dal 1° gennaio per l’acquisto di una fornitura di guanti per la Protezione civile o la revisione dello scuolabus devo fare la stessa complicatissima procedura come se stessi facendo un appalto da 100mila euro». Ecco, spiegata nel modo più semplice possibile, la questione che sta preoccupando e bloccando le pubbliche amministrazioni di tutta Italia, comprese quelle della provincia di Varese.
Succede che dal 1° gennaio Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione che si occupa di prevenire la corruzione, promuovere la trasparenza e la cultura della legalità, ha cambiato le regole, abolendo di fatto le procedure semplificate che permettevano agli enti della pubblica amministrazione di gestire in modo “smart” gli acquisti e altre spese di entità minore: «Una regola introdotta nel 2011 per garantire trasparenza e tracciabilità di tutti i movimenti di soldi nelle pubbliche amministrazioni – spiega il presidente della Comunità montana del Piambello Paolo Sartorio che ieri ha scritto una lettera di protesta indirizzata al Governo – In pratica per ogni acquisto va generato il CIG sulla piattaforma di Anac, un codice che associa il pagamento dell’ente alla fattura del fornitore. Per importi sotto una certa cifra c’era la cosiddetta procedura “smart” che permetteva di generare questo codice con facilità. Dal 1° gennaio questa procedura è stata abolita e da lunedì, quando tutti gli enti hanno ripreso l’attività, è tutto bloccato perché occorre fare la stessa procedura sia per fare la revisione dello scuolabus – cosa che ho provato a fare, per un importo di 353 euro – sia per fare un appalto da 100mila euro. Tutto questo “grazie” ad una delibera di Anac del 13 dicembre scorso».
«Oltre ad essere complicata la procedura richiede una serie di informazioni totalmente inutili per spese contenute e ordinarie – spiega ancora Sartorio – Ti chiedono cose assurde come se hai rispettato la parità di genere nella scelta del fornitore, i criteri ambientali, un’infinità di domande inutili, con una piattaforma che va a singhiozzo e spesso si blocca. Ci vogliono ore e non è detto che ci si riesca. E’ semplicemente una follia – conclude Sartorio – Però, dal momento che sicuramente Anac non è popolata di matti, mi domando cosa c’è dietro, quale sia la volontà che ha mosso l’Autorità anticorruzione a questa scelta, perché vuol dire bloccare completamente il funzionamento di 8000 Comuni, , 100 Province, gli enti come la comunità montana e tutta la macchina amministrativa del Paese».
La lettera, inviata da Sartorio ma anche da diversi sindaci della provincia di Varese ai ministri Piantedosi, Salvini e Zangrillo, chiede dunque il ripristino della procedura “smart” ma anche di valutare l’abolizione del codice CIG per acquisti sotto i 5mila euro: «Gli “smart CIG”, semplici e chiari, in chiave di semplificazione, devono essere reintrodotti. Ma propongo anche di eliminare l’obbligo di CIG per gli acquisti sotto i 5mila euro. Occorre poter disporre di piattaforme semplici, poco onerose, interfacce chiare, che garantiscano tempi rapidi di lavoro a carico dei collaboratori dei Comuni per compilare i form on line».
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