A Calcinate del Pesce gli “altri” trattori quelli che il cambiamento green lo hanno già fatto
Ursula Von der Leyen spaventata dalle proteste degli agricoltori ha ceduto sui fitosanitari e annacquato le raccomandazioni sulla Co2: ritirato il testo Sur che avrebbe imposto un taglio del 50% dell’agrochimica entro il 2030. La riflessione dei contadini di Ortobiobroggini
Questo contributo dei contadini di Ortobiobroggini di Calcinate del Pesce in provincia di Varese è importante perché si inserisce in un dibattito e in un contesto di grande tensione sociale ed economica che ha portato migliaia di trattori e agricoltori a manifestare a Bruxelles. L’effetto è stato immediato: la Commissione Europea ha ceduto su tutta la linea, rallentando sulla riduzione dell’uso dei fitofarmaci e mitigando in modo deciso sulle emissioni di C02, come se il cambiamento climatico non fosse già un’emergenza.
Inoltre, se si guarda all’instabilità dei prezzi dei prodotti agricoli, altro motivo di scontento degli agricoltori europei, bisogna sapere che quella volatilità dipende quasi interamente da dinamiche finanziare che si determinano nelle principali borse del settore che sono società private gestite da fondi internazionali (leggi l’articolo di “Valori” sull’argomento). Pertanto con questa protesta c’è il forte rischio di peggiorare la situazione climatica senza migliorare quella economica degli agricoltori.
La voce di Ortobiobroggini in questo dibattito è dunque importante perché è stata tra le prime aziende a produrre bio in Italia, indicando la strada a molte altre, e da oltre 40 anni pratica con successo in provincia di Varese un’agricoltura caratterizzata da una sostenibilità integrale: economica, sociale e ambientale. Un modello interessante, considerato che nasce in un territorio che ha una tradizione industriale e dove l’agricoltura è considerata una nicchia di mercato.
Nel volume “Insubria rurale” (Mimesis e Centro Internazionale Insubrico), i fondatori di Ortobiobroggini, Luisa Broggini e Massimo Crugnola, scrivono: «La scelta dell’agricoltura biologica nella metà degli anni ’80 significava per noi, e alcuni altri, la ricerca di un’agricoltura di buon senso, che comprendesse gli elementi dell’agronomia classica, la memoria e i valori di un’agricoltura contadina fatta di fatica, ma non di abbruttimento, di lavoro e non di sfruttamento, mantenendo la fertilità e la difesa biologica delle piante».
(nella foto sopra Luisa Broggini e Massimo Crugnola)
Michele Mancino michele.mancino@varesenews.it
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Le manifestazioni di agricoltori in tutta Europa portano all’attenzione un grave disagio, e in particolare il profondo divario tra lavoro e reddito. Il comparto agroalimentare è causa a livello globale di oltre il 30% delle emissioni climalteranti. Gli operatori del settore agricolo sono nel contempo responsabili della crisi ambientale e vittime dei suoi effetti – perdita di fertilità nei suoli, siccità, fenomeni atmosferici estremi oltre ai danni sulla salute di chi lavora nei campi e dei consumatori. Aumentare le produzioni continuando a utilizzare pesticidi riconosciuti come pericolosi non garantisce la sicurezza alimentare e il reddito degli agricoltori.
La rinuncia da parte della Commissione Europea ad una politica moderatamente greening servirà solo a confermare un modello agricolo perdente da tutti i punti di vista: economico, sociale e ambientale. Semmai, avrà quale effetto il consolidamento degli utili delle multinazionali della chimica.
Esistono due agricolture, un’agricoltura delle grandi superfici, dei grandi numeri economici, dei grandi sostegni pubblici: l’Agroindustria. Esiste anche un’agricoltura famigliare, un’agricoltura di piccola scala, legata ai luoghi, spesso marginale ma con un beneficio sociale immenso derivante dal presidio dei territori, un’agricoltura Contadina che produce cibo sano nel rispetto dell’ambiente sul modello dell’agricoltura biologica, promotrice di buone pratiche, di lavoro dignitoso, di occupazione, spesso esclusa da ogni forma di sostegno.
Le politiche agricole hanno premiato le grandi aziende e marginalizzato le piccole che sono progressivamente diminuite, costrette ad abbandonare presidi di biodiversità sul territorio. Riteniamo assolutamente necessario confermare la pur timida scelta fatta dall’Unione Europea di diminuire progressivamente i contributi a superficie, creando sistemi di integrazione al reddito vincolati ad alcuni obiettivi legati ai bisogni di protezione ambientale, di occupazione, di benessere animale, di salute del cibo e dei consumatori.
“Non è l’Europa che vogliamo”. Alla protesta di Bruxelles partecipa anche Coldiretti Varese
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