È stato solo un inizio l’incontro-presentazione a Varese del libro che intervista l’intelligenza artificiale
L’incontro organizzato dall'assessorato alla Cultura di Varese e l’Associazione Culturale Europea sabato 24 in sala Montanari
L’Assessorato alla Cultura di Varese e l’Associazione Culturale Europea hanno organizzato sabato 24 un pomeriggio dedicato a riflessioni sull’intelligenza artificiale. Lo spunto è stato fornito dalla pubblicazione del libro “Imito, dunque sono?”, il primo libro scritto da una intelligenza artificiale (ChatGPT) sull’intelligenza artificiale.
L’umano che ha fornito i riferimenti, che ha intervistato ChatGPT e che ha scritto l’ampia ed esauriente prefazione del libro, sulla potenzialità e le criticità operative dell’I.A., è Paolo Bottazzini, docente di comunicazione digitale (Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Milano), divulgatore scientifico, co-fondatore di società specializzate nella comunicazione web e nell’ analisi dei dati.
Sessanta persone hanno partecipato all’incontro organizzato da Antonio Bandirali dell’Associazione Culturale Europea e aperto da Davide Galimberti, sindaco di Varese. Oltre a Paolo Bottazzini, gli altri relatori sono stati Ludovica Manusardi Carlesi, curatrice di pubblicazioni scientifiche de Il Sestante; Giampiero Tartaglia, presidente dell’Associazione Culturale Europea, Carlo Massironi, Commissario della Commissione Centrale di Beneficienza di Fondazione Cariplo e Consigliere di Fondazione Comunitaria del Varesotto. Matteo Inzaghi, direttore di Rete55, ha moderato l’incontro.
Paolo Bottazzini ha esordito con una presentazione sull’I.A. e della sua evoluzione negli anni, passando dai sistemi iniziali basati su un insieme di regole comportamentali fino ai sistemi apprendimento e, quindi, di I.A. generale (AGI) quali Chat GPT, con l’abilità ipotetica dell’agente intelligente di comprendere o apprendere qualsiasi compito che un essere umano può svolgere.
L’esperto ha sottolineato l’incremento di capacità dei motori di ricerca (es. Google) che stanno migrando su piattaforme dotate di I.A. come Gemini e ha illustrato lo sviluppo della seconda generazione di I.A. fondata su reti neurali, che imparano attraverso l’esercizio (la singola rete neurale, che agisce con metodi statistici, è una scatola nera – black box-, il cui contenuto o sapere è autocostruito).
Ha, quindi, illustrato alcuni dei limiti operativi, partendo dai problemi di Bongard, che nessun software è ancora stato capace di risolvere. Altri esempi hanno spaziato dalle auto guidate da I.A., che investono i vigili perché non definiti nel sistema, alla racchetta del videogioco Bricks che smette di funzionare quando la si sposta di qualche pixel, al riconoscimento di animali che viene meno se si introduce una minima perturbazione (cani e gatti scambiati per struzzi dall’I.A.) fino alla definizione generale delle allucinazioni o pappagalli stocastici, segnalati nel libro, per indicare la vasta gamma di errori nei quali può incorrere ancora l’I.A.
«Un umano ha delle capacità logiche che funzionano in diversi ambiti. L’I.A. non è in grado di funzionare per applicazioni diverse da quella per cui è stata impostata – ha spiegato – Più in generale, possiamo affermare che l’uomo ha un rapporto con il mondo, l’I.A. non sa cosa è il mondo e non ha né autocoscienza né emozioni. Alla luce di tali limiti, possiamo dedurre anche le possibili conseguenze di uno sviluppo libero dell’I.A., come implicazioni sociali ed etiche».
L’ultimo capitolo del libro è dedicato ad una intervista “intelligente” di un utente a Chat GPT. L’utente pone domande su autocoscienza dell’I.A.; quali sono le possibili responsabilità che una I.A. potrebbe avere e quali assolutamente da evitare; il confronto con il calcolatore HAL 9000, protagonista del film “2001 Odissea nello Spazio” e le paure che l’I.A. porti alla fine della civiltà umana.
Ludovica Manusardi Carlesi ha illustrato invece come è nata l’idea di far scrivere il libro da una I.A., le similitudini con l’ imitation game di Alan Turing e la ricerca di persone capaci di affrontare l’impresa complessa che ha avuto buon esito attraverso la convergenza di competenze multi-disciplinari tra filosofia, matematica, informatica e tecnica del linguaggio proprie dell’autore, Paolo Bottazzini.
Giampiero Tartaglia ha illustrato il percorso compiuto dall’ Unione Europea per normalizzare la trasformazione digitale, di cui l’I.A. rappresenta la punta dell’evoluzione: Open Science nel 2013, sulla necessità della divulgazione gratuita delle pubblicazioni scientifiche e dei dati sottesi, risultanti da fondi pubblici (prima applicazione europea al JRC); il regolamento GDPR sulla protezione dei dati personali; i manifesti, le raccomandazioni su Big Data e su I.A. e, infine il libro bianco sull’ I.A. nel 2020, primo documento per un possibile uso etico della I.A..
Quest’ultimo vede, come principi portanti, tra l’altro: la supervisione umana dell’ I.A.; la tutela della Privacy e della proprietà intellettuale; la trasparenza e l’inclusione. Il tutto in una cornice etica e legale in cui la persona è posta al centro, con la sua dignità, ispirandosi proprio alla carta fondamentale dei diritti umani.
Carlo Massironi, componente della Commissione Ambiente e della Commissione Arte e Cultura di Fondazione Cariplo, ha illustrato infine gli interventi che sono stati attuati lo scorso anno e programmati per il corrente anno e per gli anni futuri da parte di Fondazione Cariplo per il contrasto alle povertà educative e digitali, citando anche alcune stime effettuate da Organismi dell’Unione Europea circa la crescita della produttività del lavoro nel prossimo decennio a seguito dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.
L’incontro si è concluso con un dibattito molto vivace aperto al pubblico, attento e reattivo, che ha rivolto domande sui consumi energetici dell’I.A., sul divario sociale, sulla scalata delle azioni delle società di informatica e produttrici di chip, sulle applicazioni positive dell’I.A., sul futuro dell’umanità e sui meccanismi di sicurezza possibili. La conclusione? Occorrerà organizzare altri incontri per fare luce sui molteplici aspetti tralasciati, per limiti di tempo, nell’incontro di sabato.
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