Il poeta racconta quello che la foto non mostra. Il dialogo di Carlo Meazza e Roberto Piumini con gli studenti del Cairoli
Due maestri dell'immagine e della parola hanno incontrato gli studenti del liceo classico di Varese

Prendete un fotografo come Carlo Meazza, considerato uno dei maestri del bianco e nero in Italia, e affiancategli un poeta del rango di Roberto Piumini che ha contribuito a disegnare il paesaggio interiore di intere generazioni con i suoi libri e come autore televisivo in particolare del programma “L’albero azzurro”, trasmissione culto per bambini. L’effetto dell’incontro delle parole di Piumini con le immagini di Meazza è a dir poco straordinario nella sua capacità di trasmettere una sensazione di bellezza e verità.
I due maestri, uno dell’immagine l’altro della parola, hanno dialogato nella Sala Montanari di Varese coinvolgendo gli studenti del liceo classico Cairoli. Un dialogo accompagnato dalla proiezione di due video: il primo girato in occasione dell’anniversario dei 50 anni da fotoreporter di Meazza, il secondo intitolato “Donne”, un omaggio all’universo femminile che comprende scatti effettuati in diversi continenti accompagnati dal commento poetico di Piumini.
(nella foto da sinistra: Elisabetta Rossi, i cinque studenti autori delle foto selezionate, Roberto Piumini, Angela Todisco e Carlo Meazza)
IL POETA LAVORA SULL’INVISIBILE
Nel presentare i due artisti, Angela Todisco, docente del Cairoli, ha citato una frase di Susan Sontag contenuta nel saggio “Sulla fotografia” (Einaudi): «La suprema saggezza dell’immagine fotografica consiste nel dire: questa è la superficie. Pensa adesso, o meglio intuisci, che cosa c’è dietro, al di fuori di quella fotografia».
La fotografia non si può ridurre esclusivamente a uno specchio della realtà, ma è un invito a fare una riflessione su ciò che non si vede. «Quindi se il fotografo inquadra c’è poi un fuoricampo. Ciò che viene lasciato fuori dall’inquadratura si può intuire ed è lì che interviene Roberto Piumini» ha sottolineato la professoressa Todisco.

IL CONTROCANTO
Il poeta lavora dunque sull’invisibile dando vita a ciò che è rimasto fuori dall’obiettivo fotografico, un intervento che Piumini definisce “controcanto”. «Nella nostra cultura ci hanno insegnato che la poesia non racconta – ha sottolineato il poeta – perché è l’istante dell’anima».
Qualunque sia la collocazione della poesia nella nostra cultura, è la sua capacità evocativa a contribuire in modo determinante alla narrazione emozionante del reale.
«Il bianco e nero – ha aggiunto Carlo Meazza – mantiene la sua espressività nel tempo e dà delle emozioni in più, necessarie per vedere quello che gli altri non vedono. Mi piace testimoniare la trasformazione nel tempo di luoghi e persone. Con l’avvento del digitale nessuno stampa più le foto, ma dobbiamo essere consapevoli che così facendo mettiamo a rischio la memoria collettiva».
MACCHINA FOTOGRAFICA O SMARTPHONE?
All’incontro erano presenti gli studenti delle classi quinta A, prima A, seconda A, terza A, prima F, seconda D e terza D con le professoresse Luisa Zilio, Michela Tanco, Maria Vittoria Petrucciani, Monica Brovelli, Rossella Frapiccini, Margherita Gullo, Bruna Baroni e la dirigente scolastica Elisabetta Rossi che ha ricordato alle ragazze e ai ragazzi quanto sia importante ricercare la propria strada con passione e tenacia. Alcuni di quelli presenti in sala Montanari, scegliendo il progetto “Erodoto” e partecipando al laboratorio di fotografia, si sono già incamminati su quella strada. Per loro c’è stata una bella sorpresa finale perché Carlo Meazza e Roberto Piumini hanno scelto cinque scatti degli studenti che sono stati proiettati e accompagnati dal commento poetico in diretta. Due su cinque hanno usato una macchina fotografica che avevano a casa, gli altri lo smartphone. «L’importante è che abbiate letto le istruzioni, perché per migliorarsi è importante sapere cosa succede all’interno della macchina» ha suggerito Meazza.
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