Reguzzoni: “La tassa aeroportuale torni ai Comuni. Pronto a mettere in mora lo Stato”
La tassa era nata come "risarcimento" per i Comuni sede degli scali, ma di fatto da anni è trattenuta a Roma. A un euro a passeggero solo nel 2023 si parla di 55 milioni di euro, denuncia l'esponente di Forza Italia. Pronto a portare la questione anche in Europa
«Sono disposto anche a chiedere di mettere in mora lo Stato purché si risolva questa appropriazione indebita ai danni dei Comuni». Marco Reguzzoni riporta in primo piano la questione del gettito della “tassa aeroportuale”, che da anni il Comune non versa – o versa solo parzialmente – ai Comuni sui cui territori si trovano gli scali aerei.
Un paradosso assoluto, considerando che quella imposta nacque “come addizionale comunale sui diritti d’imbarco”. Pagata da tutti i paseggeri in partenza e destinata appunto agli enti locali.
Reguzzoni riconosce il valore dell’imposta (contestata dalle compagnie aeree low cost) e difende lo spirito con cui era nata: «Grazie all’azione politica eravamo riusciti a ottenere dal governo una tassa addizionale comunale aeroportuale che desse un beneficio diretto ai Comuni del territorio» dice, tornando al 2003, l’anno in cui venne istituita.
Il destino dell’imposta però è cambiato nel tempo: «Inizialmente era prevista per un euro a passeggero, ma nel tempo non solo è aumentata fino a un massimo che oscilla da 3,5 a 9 euro, ma è ormai introitata interamente dallo Stato centrale». Persa nella fiscalità generale o versata all’Inps per il fondo di salvaguardia del trasporto aereo, che ha finito a fare da ammortizzatore per le cicliche crisi di Alitalia.
«Resta una questione irrisolta, lo Stato malandrino ha portato via i soldi che spettano ai Comuni» attacca Reguzzoni, oggi candidato alle elezioni europee come indipendente nelle liste di Forza Italia. Già nel 2022 (e quindi con riferimento agli anni fino al 2021) i Comuni aeroportuali, tramite la loro associazione di categoria Ancai, lamentavano di dover incassare ancora 70 milioni di euro.
Tassa aeroportuale: quanto vale a Malpensa, Linate, Bergamo, Torino Caselle e Genova
Per Reguzzoni però il gettito è cresciuto ancora: «Nel 2023 abbiamo avuto 26 milioni di passeggeri a Malpensa, 15 milioni a Bergamo, 9,5 a Linate, 4,5 a Torino, 1,2 a Genova», dice citando i principali scali del Nord-Ovest.
Considerando solo un euro a passeggero, si parla di 55 milioni l’anno di gettito da ripartire tra i diversi Comuni che hanno ceduto territorio agli aeroporti, come Lonate Pozzolo, Ferno e Somma Lombardo nel caso di Malpensa, Caselle nel caso di Torino, Orio al Serio. E ancora Milano, Segrate, Peschiera Borromeo Genova.
«Sarebbero risorse importanti per i territori degli aeroporti, anche per la promozione turistica», anche attraverso i fondi che andrebbero alle Camere di Commercio.
I fronti locali su cui investire le risorse non mancherebbero, «penso ai sistemi di ciclabili che possono far vivere la brughiera e connettere l’aeroporto, ma i avrebbero potuto fornire servizi aggiuntivi, si potrebbe anche intervenire per l’adeguamento della superstrada 336 che oggi ha rampe pericolose».
Reguzzoni: “Serve un’azione da sindacato del territorio”
Secondo Reguzzoni manca una reale volontà politica di affrontare la questione, al di fuori dei singoli Comuni: «Nessuno prende più una posizione perché sono imbrigliati dagli interessi dei partiti. Io invece mi sono impegnato a fare “il sindacato del Nord”: non mi interessano gli equilibri politici, ma senza guardare in faccia a nessuno. Questo è sindacato del territorio: sono disposto anche a chiedere di mettere in mora lo Stato purché si risolva questa appropriazione indebita ai danni dei Comuni. Un euro a passeggero è una cifra irrisoria, simbolica ma che risarcisce i territori e aiuta anche a dare servizi».
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