Strage del Mottarone, da rifare l’udienza preliminare

Tre anni e mezzo fa morirono 14 persone. Il gup Rosa Maria Fornelli non ha revocato la propria ordinanza e ha restituito il fascicolo al procuratore Olimpia Bossi e al pm Laura Carrera

Rimozione della funivia al Mottarone

L’udienza preliminare relativa all’incidente della funivia del Mottarone, avvenuto il 23 maggio 2021 e in cui persero la vita 14 persone, dovrà essere celebrata di nuovo dall’inizio. Questa decisione è stata presa oggi dal giudice per l’udienza preliminare (gup) Rosa Maria Fornelli, la quale ha scelto di non revocare la sua ordinanza e ha restituito il fascicolo al procuratore Olimpia Bossi e al pm Laura Carrera.

Prima dell’estate, si attendeva la decisione del giudice sulla richiesta di rinvio a giudizio degli imputati avanzata dalla Procura di Verbania. Tuttavia, l’udienza di oggi ha segnato un passo indietro: il giudice ha rigettato le eccezioni sollevate dalle difese, confermando che il procedimento tornerà alla fase di chiusura delle indagini preliminari. Questo implica una nuova richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione di una seconda udienza preliminare.

Le tappe del processo

La prima udienza preliminare era iniziata il 17 gennaio 2024, ma solo dieci mesi più tardi, dopo una lunga camera di consiglio di due ore, il giudice Fornelli ha deciso di restituire gli atti alla Procura. Questa scelta era in qualche modo attesa, considerato il clima di tensione che si era creato nelle udienze precedenti a Verbania. Lo scontro principale era sulla formulazione delle ipotesi di reato: i pm si erano infatti opposti alla richiesta della gup di modificare i capi d’imputazione, escludendo le aggravanti relative alla normativa antinfortunistica e la sussistenza dei reati dolosi.

Il 18 giugno scorso, la Procura di Verbania aveva richiesto il rinvio a giudizio per sette imputati.

Lo scontro sulle imputazioni

Il 23 luglio, anziché decidere sulle richieste della Procura, la gup Fornelli aveva chiesto ai pm di modificare i capi d’imputazione. Tale richiesta è stata fortemente contrastata dalla Procura nell’udienza del 12 settembre, in cui ha affermato che il giudice dell’udienza preliminare non può intervenire in modo così radicale sulla qualificazione giuridica dei fatti, riducendo la gravità delle accuse. I pubblici ministeri hanno sottolineato come questo tipo di intervento possa costringere la Procura a modificare l’intero impianto accusatorio, alterando di fatto l’interpretazione dei fatti.

Adesso, il procedimento tornerà indietro alla fase della chiusura delle indagini preliminari, con la necessità di una nuova richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione di una nuova udienza preliminare. Questa regressione rappresenta un ulteriore ostacolo nella strada verso una risoluzione giudiziaria di uno dei casi più tragici degli ultimi anni.

 

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Pubblicato il 10 Ottobre 2024
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