Al bar con l’auto di servizio “ruba“ una bottiglia: assolto per tenuità del fatto
Un messo notifictore di un paese della Valceresio era finito nei guai per il reato di peculato e furto, ma viene salvato anche dalla riforma Cartabia
Usare mezzi di proprietà dello Stato per fini propri è un reato e si chiama peculato. Ma lo è anche il furto di una bottiglia di vino di un bar della valle. Però la legge consente delle vie di fuga da comportamenti biasimevoli ma di poco conto, e i rivoli consentiti dalla giustizia per fuggire dal calderone dei guai permettono di cavarsela.
È quanto accaduto ad un messo notificatore di un centro della Valceresio (quindi pubblico ufficiale) che era stato pizzicato con l’auto di servizio in osteria, (un agriturismo per la precisione) dove aveva rubato una bottiglie di vino.
Comportamento biasimevole, che magari potrà far sorridere i più, ma che tradotto in linguaggio giuridico, codice penale alla mano, indica due illeciti: il peculato, per l’uso dell’auto di servizio, e il furto aggravato.
Scatta il procedimento penale. Si arriva a processo. L’avvocato Corrado Viazzo arriva al dunque nella difesa. Primo: il locale suddetto era frequentato anche da altri appartenenti alle forze dell’ordine: “Vanno tutti condannati perché si fermano a bere il caffè?», si è chiesto il legale. Poi: la bottiglia di vino è stata sottratta per fare uno scherzo.
Un ragionamento che in parte ha convinto il giudice che ha assolto per il peculato accettando l’invocazione della particolare tenuità del fatto, mentre l’imputato, dall’accusa di furto, è stato scagionato per l’entrata in vigore della “riforma Cartabia“ che per il furto vuole come requisito di procedibilità la denuncia, che non c’era.
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