La patente a 18 anni? “Non è più uno status symbol”
Il parere di Claudio De Bernardi, titolare di diverse autoscuole tra Busto Arsizio e Castellanza, che ha registrato il calo di iscritti: "Oggi i giovani preferiscono aspettare e i motivi sono diversi"
«La patente non è più lo status symbol dei 18enni». Lo afferma Claudio De Bernardi, titolare delle autoscuole BMO con sedi a Busto Arsizio e Castellanza, per spiegare un fenomeno che ha ormai assunto una connotazione ben precisa, il calo di iscrizioni alla patente B da parte dei neomaggiorenni.
I dati lo dicono chiaramente visto che tra il 2012 ed il 2022 sono diminuite del 33% le auto intestate ad under 25, scendendo sotto le 600mila unità nel Paese più motorizzato d’Europa: «Stiamo assistendo ad un fenomeno nuovo ma i motivi sono diversi. C’è sicuramente un cambio di mentalità dovuto spesso anche al cambiamento del modello di società: per molti ragazzi è più importante avere uno smartphone di ultima generazione col quale possono comunicare con gli amici, ordinare cibo delivery, guardare serie tv. Molte attività che prima dovevano fare spostandosi ora le possono fare senza muoversi».
Questo, secondo De Bernardi, ha fatto calare il desiderio di avere un’automobile che non è più considerato un bene essenziale: «A questo aggiungiamo l’invasione dei monopattini o delle bici elettriche e il miglioramento dei sistemi di trasporto, almeno nelle grandi città come Milano dove c’è una rete capillare di metropolitana. Non è da sottovalutare anche il fattore genitori, sempre più disposti ad accompagnare i figli ovunque: dall’allenamento alla discoteca».
Ora si pone un problema di sicurezza stradale: «Che tu sia pedone o automobilista devi conoscere le regole della strada e questo concetto non è prioritario oggi come oggi. Ora con la nuova normativa sui monopattini, forse, qualcosa cambierà almeno su quel fronte (si riferisce all’obbligo di casco, targa e assicurazione che sta per entrare in vigore con nuovo codice della strada, ndr) ma la sostanza non cambia. Lo vedo con mio figlio di 14 anni che sta studiando per avere il patentino e, dopo un mese che ha libro e app per esercitarsi, è ancora al primo capitolo».
Per molti i costi della patente sembrano essere un ostacolo: «Oggi il costo si aggira attorno ai mille euro e vedo che la prima domanda che fanno tutti è il costo, con l’obiettivo di risparmiare qualche decina di euro. Il problema è che non si guarda alla qualità dell’insegnamento che non è un fattore secondario. Per molti è come sbrigare una pratica d’ufficio ma la realtà è ben diversa e la complessità della materia non va sottovalutata».
L’attesa per la patente è un percorso a ostacoli: a Varese lunghi ritardi alla motorizzazione
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Sinceramente queste ultime generazioni non hanno più la voglia della scoperta, della liberta che ti può dare solo un’auto, quella di alzarsi la domenica mattina e prendersi la moto o l’auto per il gusto di farsi una guidata, guardare paesaggi e godersi il viaggio tra una curva e l’altra. Quella di assaporare le ferie a partire proprio dal viaggio e non dalla meta finale. Sta crescendo una generazione di lobotomizzati dietro ad uno schermo…disinteressata da tutto…..ed è solo un male.
Io ho conseguito la patente tardi, a 23 anni. E l’ho fatto solo perché, avendo finito di studiare, prevedibilmente mi sarebbe servita per andare a lavorare in provincia, dove con i mezzi è difficile spostarsi… È andata a finire che a lavorare sono andata a Milano, ovviamente in treno, e non ho guidato per quasi 20 anni.
Ora lavoro proprio in provincia e ho dovuto prendere in mano ‘sta benedetta macchina.
Questo per dire che, finché i servizi ci sono, sono capillari e almeno ragionevolmente affidabili, continuo a essere convinta che si possa vivere anche senza patente. Ma praticamente parlo solo di Milano, perché già a Varese è una bella impresa, con un’affidabilità non sempre all’altezza e tempi necessariamente dilatati, anche di molto.
Detto questo e fatte le dovute considerazioni sulla realtà dei servizi di trasporto, per me sarebbe solo positivo se le strade si svuotassero un po’, a vantaggio appunto dei mezzi pubblici; il problema sta nelle motivazioni dietro a un simile risultato e, se il cambio di abitudini rimane da imputare solo a una sempre più diffusa pigrizia, soprattutto mentale, allora non credo che la strada sia quella giusta… Prova ne è che, comunque, non è che i mezzi pubblici siano presi d’assalto, mentre in compenso le auto di mamma e papà sono ancora più in giro… Tradotto: i nostri ragazzi non sono più ecologisti, più attivi, meno esigenti o che so io; sono solo più pigri ed evidentemente viziati. O tempora, o mores.
Caro sig. Felice, in qualità di “ventenne svogliata e pigra” sono qui a risponderLe. Inizio con il notare che, nonostante raramente legga questo sito, quasi la maggior parte delle volte il suo commento sia sempre presente sotto agli articoli (non siamo solo noi ventenni quelli sempre incollati allo schermo?). Proseguo con il farle gentilmente notare, come sottolineato dall’articolo, che oggi la patente ha un costo, senza poi considerare quello per l’acquisto del mezzo, che secondo le normative vigenti deve avere determinate caratteristiche per essere guidato da soggetti neopatentati, per poi passare al costo dell’assicurazione dedicata ai minori di anni 25 che richiede un supplemento rispetto al premio normalmente dovuto. Fatte queste considerazioni, mi viene da porle una domanda: è sicuro che qualsiasi 18enne possa permettersi di sostenere questi costi? Siamo sicuri siano e siamo tutti “pigri e svogliati”? Certo, la famiglia può essere d’aiuto nel contribuire parzialmente o totalmente la spesa, ma visti i tempi che corrono non penso che sia nelle disponibilità di tutti. E certo, c’è sempre la solita considerazione da fare: “che si trovi un lavoro!” Senza addentrarmi nei meandri del discorso “giovani e lavoro” (anche perche finirei i caratteri disponibili), mi soffermo solo su una cosa: a 18 anni si è ancora alle superiori. Concludo augurandole una buona serata