Kastritis: “Pronti a morire su ogni palla: tutto nasce dalla difesa”

Il nuovo coach della Openjobmetis: "Mi piace un basket moderno, rapido e atletico, ma prima di tutto serve sacrificio. Abbiamo responsabilità verso i tifosi. Mercato? Cerchiamo un play-guardia"

Carta bianca in palestra, la difesa come filosofia di base per sviluppare la sua pallacanestro ma senza velleità da “one man show” e con il giusto supporto delle statistiche avanzate. La presentazione di Ioannis Kastritis come capo allenatore della Openjobmetis è una sorta di “rivoluzione controllata” da parte della società biancorossa che si affida – sì – a un coach dai principi cestistici molto più tradizionali (e, oseremmo dire, europei) mantenendo però intorno a lui una parte delle innovazioni (dagli analytics all’ampia composizione dello staff tecnico) introdotte con l’arrivo di Luis Scola a capo del club.

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Chiaro, però, che la polpa maggiore stia nel nuovo approccio che comincia dalla retroguardia. «Mi piace giocare un basket moderno – spiega Kastritis – ovvero fare canestro in contropiede, usare velocità e atletismo. E se questo non è possibile perché troviamo una difesa schierata, mi piace attaccare i punti deboli degli avversari. Però secondo me tutto parte dalla difesa che può alimentare i contropiedi, mettere pressione all’altra squadra: lavorare a rimbalzo permette di costruire i possessi in attacco. Questa è la mia filosofia di gioco».

Ma al di là del lato tecnico e tattico, l’ex coach dell’Aris Salonicco (e dell’Iraklis, e dell’Hapoel Tel Aviv per fermarsi sulle principali esperienze), punta a ripetizione sull’aspetto che potremmo chiamare “morale”. «La cosa più importante è un’altra: siamo in un club storico come Varese che ha una grande tifoseria qui, in Italia e in Europa. Abbiamo una responsabilità verso un pubblico che ci chiede di dare il 100% e quindi il rispetto dei fans deve essere massimo. Sarà importante migliorare, giocare ogni possesso della partita, lavorare per prendere più rimbalzi, buttarsi sulle palle vacanti. Siamo pronti per morire su ogni palla, sacrificarci su ogni possesso e giocare l’uno per l’altro. Se impariamo a stare in campo in questo modo, tutte le voci statistiche buone verranno da sole».

E ancora: «Questo non è tanto il momento delle parole: sappiamo qual è la situazione della squadra e quindi la cosa più importante è entrare in azione, capire quello che serve in questo momento e uscire da una posizione non ottimale di classifica. Sono assolutamente ottimista (lo ripete due volte) e pronto a dare il meglio».

Il senso di urgenza percepito da Kastritis si comprende anche quando gli si chiedono quali siano le aspettative verso l’avventura italiana. «Non ho avuto il tempo di farmi questa domanda perché la trattativa per venire a Varese è stata molto rapida: di certo allenare in Italia è una bella sfida per tutti gli allenatori, perché la LBA rimane una delle leghe di più alto livello in Europa. Ho affrontato Trento e Venezia nelle ultime stagioni, conosco Alviti da avversario ma anche Hands e Gray che hanno giocato in Grecia. I giovani? Mi piace il loro modo di affrontare le cose e nelle mie esperienze recenti ho dato loro spazi importanti perché credo che “il basket non abbia età”. Allo stesso tempo però, anche i giovani devono meritarsi i minuti sul campo».

E a proposito di squadra, coach Ioannis non ha remore a parlare di mercato: «Cerchiamo un play-guardia (una cosiddetta combo-guard: ore contate per Sykes? Ndr) ma valuteremo insieme ogni innesto: io, lo staff tecnico e la dirigenza. E interverremo solo se troveremo la figura giusta per migliorare la squadra, non lo faremo tanto per farlo».

Tra le abilità che vanno subito riconosciute a Kastritis c’è quella di non voler metter né becco né opinioni in quello che a Varese è accaduto fino a oggi (e negli anni scorsi). Il coach ellenico respinge il termine “forzatura” quando gli si chiede se la società gli ha imposto il Moreyball o qualcosa di simile e anzi sottolinea come «le analytics e le statistiche avanzate sono uno strumento che fa parte del basket moderno, che può aiutare in molti momenti del lavoro e anche in estate quando si reclutano nuovi giocatori. Le conosco, mi sono familiari. Sul fatto che ci siano pressioni sull’allenatore dico che io faccio questo lavoro prima di tutto per la passione che ho per il gioco, quindi le prime pressioni vengono da me stesso. Ho allenato squadre dove il peso del pubblico si sente ma credo che prima di tutto dovremo concludere le partite sapendo di aver dato il meglio». Quello, in fin dei conti, che Masnago ha sempre chiesto ai suoi beniamini, al di là del risultato finale.

La presentazione di coach Kastritis in diretta da Masnago

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Febbraio 2025
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