Varese ricorda il dramma delle foibe e l’esodo Giuliano Dalmata in sala Montanari
Sala Montanari ha ospitato il primo evento dedicato al Giorno del Ricordo, con la partecipazione di istituzioni, studenti e anche di Luca Missoni
Un momento di ricordo e riflessione per una tragedia a lungo taciuta e di cui non si è parlato ancora abbastanza: il dramma delle foibe, e l’esodo Giuliano Dalmata. Sabato mattina alla Sala Montanari di Varese si è tenuto il primo appuntamento previsto per la ricorrenza, appunto, del “Giorno del Ricordo“. La giornata, organizzata dal Comitato Provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ha avuto come tema “Comunicare il ricordo per conoscere e far conoscere”.
La giornata a Varese
“Conoscere il passato per affrontare il futuro”, ha affermato Pier Maria Morresi (Nella foto in alto: Morresi con Luca Missoni) ricordando il suo arrivo a Varese da Pola nel 1947, “avevo tre anni”, ha continuato il presidente del Comitato Provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia: “Siamo qui per ricordare una solennità importante, un giorno triste, e vedrete che sarà ricordato, il 10 febbraio, con la bandiera a mezz’asta”, ha ricordato Morresi rivolgendosi al pubblico colto di giovani presenti in sala.
All’appuntamento, tra gli altri, erano presenti il sindaco di Varese, Davide Galimberti, il presidente della Provincia, Marco Magrini, e il protettore dell’università degli Studi dell’Insubria, Umberto Piarulli, il prevosto di Varese, Gabriele Gioia, il Prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello, il responsabile dell’ufficio scolastico provinciale Giuseppe Carcano, il sottosegretario Raffaele Cattaneo in rappresentanza della Regione.
Alla giornata ha partecipato anche Luca Missoni, figlio di Rosita e Ottavio che ha ricordato l’importanza di questo momento per la sua famiglia, sempre presente, negli anni, a questo ricordo. La conferenza dal titolo “Settant’anni fa l’Italia ritornava a Trieste”, con la testimonianza del teologo Ettore Malnati che ha raccontato la figura di monsignor Antonio Santin, vescovo di Fiume e Trieste, è stata introdotta dal giornalista e scrittore Alberto Comuzzi. Nel corso della mattinata è stato proiettato anche il filmato “Perle del Ricordo”.

All’iniziativa erano presenti alcuni sindaci dei Consigli comunali dei ragazzi e delle ragazze (Da Cocquio Trevisago, Luino, Vedano Olona, Saltrio) e gli studenti del Liceo Cairoli di Varese, accompagnati dalla professoressa Biasoli. Quello di sabato è stato il primo degli eventi in provincia di Varese per la Giornata dei Ricordo che vedrà giovedì 13 febbraio 2025 alle 11 una commemorazione presso il Giardino degli Istriani, Giuliani e Dalmati, in via Pista Vecchia a Varese. Durante la cerimonia verranno resi gli onori ai caduti, con la deposizione di una corona d’alloro e il ricordo del dramma dell’esodo.
Il ricordo dell’esodo istriano
Furono 360mila gli italiani che lasciarono il territorio passato alla Jugoslavia, minacciati dall’eliminazione fisica di persone in parte ritenute colpevoli di complicità con la politica antislava e le repressioni violente del precedente regime fascista, in parte considerate genericamente ostili in quanto italiane, in parte solo “irriducibili” al nuovo regime comunista che si andava imponendo (una ricostruzione complessiva valida si trova nel documento della Commissione Italo-Slovena, frutto di un lavoro quasi decennale degli storici).
Per quanto le modalità di eliminazione siano state diverse, simbolicamente le violenze sono rappresentate dalle foibe, le cavità naturali usate per far sparire i corpi. Il “Giorno del Ricordo” cade il 10 febbraio, anniversario dei trattati di pace di Parigi, imposti all’Italia a fine della Seconda Guerra Mondiale, che comportarono la perdita delle colonie, di tre province tra Venezia Giulia e Dalmazia (a favore della Jugoslavia), di tre Comuni sulle Alpi Marittime (a favore della Francia. Questa giornata è stata istituita dalla Repubblica Italiana nel 2004, “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
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