Altri quattro “gabbati“ non rinunciano al processo a Varese per la truffa del pellet

L’astensione dei penalisti causa un rinvio dell’udienza che riguarda un raggiro che ha colpito centinaia di persone

Pellet

Lo sciopero dei penalisti italiani contro le norme del decreto Sicurezza, che ha visto incrociare le braccia molti avvocati da inizio settimana fino a mercoledì 7 maggio, ha fermato di qualche giorno il processo, atteso nella sua fase dibattimentale, per la cosiddetta “truffa del pellet“.

Si tratta di una serie di raggiri effettuati anni fa da più soggetti, che proposero — anche con volantini pubblicitari — offerte del tutto vantaggiose per l’acquisto di pellet, materiale compattato frutto della lavorazione del legno e ottimo combustibile per garantire il caldo grazie ad apposite stufe.

Bancali comprati sulla parola, intere forniture sparite nel nulla all’atto dei primi acconti, addirittura uffici commerciali aperti e poi chiusi da un giorno all’altro, dove i clienti potevano quasi “annusare” l’affare, presentato in bella vista anche con qualche sacco di granuli di legno aperto, quasi da farlo apprezzare alla vista e toccare con mano.

Tutto finto, secondo le denunce — arrivate a centinaia e in diversi momenti — che hanno portato oggi all’istruttoria del processo, che vedrà confluire più filoni in un unico procedimento. Anche di questo si sarebbe dovuto parlare oggi di fronte al giudice monocratico di Varese, costretto a rimandare al 17 giugno la prossima udienza, ratificando però la decisione di quattro parti offese di non voler ritirare la denuncia, ma anzi di voler procedere, come fatto dai loro compagni di sventura alla scorsa udienza.

Non ritirando la querela, il procedimento penale procede per le contestazioni su cui viene chiesto al giudice di verificare l’eventuale responsabilità penale degli imputati: regola che vale per specifici reati.

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Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Maggio 2025
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