In aula a Busto Arsizio la ragazza che sapeva tutto e non ha fatto niente per fermare l’omicidio di Andrea Bossi

La ex fidanzata di Michele Caglioni ha ribadito il racconto fatto al pm durante le indagini. Un mese prima dell'omicidio aveva raccolto le sue confidenze sulle intenzioni di Douglas senza battere ciglio

tribunale busto arsizio processo

Era a conoscenza del piano per uccidere Andrea Bossi, è stata informata dal fidanzato Michele Caglioni su quasi tutti i passaggi, compresa la notte dell’omicidio ma ha taciuto e nemmeno per un attimo ha pensato di confidarsi con i genitori, con un’amica o avvisare le forze dell’ordine si quanto era a sua conoscenza.

Per tutelare la sua privacy in quanto non accusata di niente la chiameremo Paola ma la sua deposizione come teste dell’accusa, questa mattina in aula a Busto Arsizio nel processo in Corte d’Assise a Douglas Carolo e Michele Caglioni, ha gettato una luce inquietante sulla realtà di una parte del mondo giovanile: quella più apatica, amorale e senza riferimenti, pronta ad accettare senza battere ciglio un omicidio.

Nessun rimorso

Paola è apparsa come una ragazza senza un minimo senso di rimorso per quanto avvenuto la sera del 26 gennaio a Cairate, come se la cosa non la riguardasse eppure forse avrebbe potuto, in qualche modo, spezzare la catena della violenza, accenedere almeno un campanello d’allarme ed evitare l’assurda morte del 27enne di Fagnano Olona ucciso nella sua casa di Cairate con una coltellata al collo.

Due fidanzati e troppe canne

Paola è stata la fidanzata di Michele Caglioni da agosto 2023 fino a settembre del 2024 «poi ho smesso di rispondere alle sue lettere e alle sue mail dal carcere» – ha detto alla pm Giulia Grillo. Tanti i non ricordo durante la sua deposizione, al punto che la presidente della Corte Rossella Ferrazzi è dovuta intervenire energicamente nei confronti della giovane. I fatti raccontati dalla ex di Caglioni sono avvolti da una nebbia di cannabinoidi che sia lei che lui assumevano regolarmente ogni giorno «fumavamo insieme quotidianamente due o tre canne» – ha dichiarato.

La tesi della premeditazione

La prima volta che Caglioni le dice che ci sarebbe stato un omicidio è fine dicembre del 2022: «Quella volta non lo presi sul serio. Non aveva specificato chi sarebbe stata la vittima ma solo che Douglas gli aveva detto questa cosa». Qualche giorno dopo Caglioni è tornato sull’argomento spiegandole chi era l’obiettivo e il piano che era stato messo a punto: «Mi disse che Douglas lo aveva coinvolto in questa cosa, che c’erano in ballo tanti soldi e che insieme avrebbero dovuto andare a casa di Bossi, torturarlo per farsi consegnare la carta di credito e i gioielli, portarlo in un campo e bruciarlo». La teste ha dunque confermato in aula quanto detto al pubblico ministero durante le indagini, a sostegno della tesi della premeditazione che viene contestata.

Michele aveva paura di essere ucciso

A quel punto Paola dice che iniziava a credere che la cosa era vera, come ha detto all’avvocato di Douglas Carolo (Giammatteo Rona), ma non ha fatto mai niente per fermare questo proposito: «Avevo detto a Michele di allontanarsi da Carolo ma non l’ha fatto. Aveva paura e lui aveva la fama di essere uno violento». Paola ha raccontato che in quel periodo la frequentazione tra i due era diventata più assidua e che dopo l’omicidio «Carolo non lasciava solo un attimo Michele. Lo accompagnava dappertutto e Michele aveva paura di essere ucciso».

La notte dell’omicidio e i messaggi tra Michele e la fidanzata

Paola ha anche ricostruito quanto di sua conoscenza sulla notte dell’omicidio: «Premetto che quella sera stavo male. Durante la serata del 26 mi ha scritto il messaggio “Fra, sto andando”,  più tardi mi ha scritto che stavano tornando e che doveva metabolizzare.  La mattina dopo ci siamo sentiti al telefono e gli ho chiesto come stava, lui mi ha risposto che non stava bene e che doveva riprendersi dal trauma. Infine ne abbiamo parlato il giorno successivo e mi ha raccontato che le cose non erano andate come previsto perchè Douglas aveva perso la testa e lo aveva strangolato e pugnalato al collo. Mi ha anche detto che erano saliti in casa tutti e due e che dopo l’omicidio Douglas ha rubato l’oro e la carta di credito,  oltre a far sparire dalla casa di Bossi tutto quello che poteva essere riconducibile a lui. In seguito  lo ha minacciato con il coltello per farlo andare a prelevare al bancomat e poi sono tornati a Cassano Magnago per raggiungere la casa di un nostro amico».

Nessuna emozione, nessuno sguardo

Il racconto di Paola è senza emozione e a monosillabi, lo sguardo fisso davanti a sè incrocia raramente quello dei giudici o del pm, mai si volta verso gli avvocati dove sono seduti anche Carolo e Caglioni. La sua tensione sembra nascondersi dietro quei grandi occhiali e i capelli che le coprono una parte del viso eppure tutto quello che riesce a trasmettere è un distacco siderale dalla realtà che la circonda, compresi i volti dei due genitori di Andrea Bossi seduti dietro la pm.

Durante l’udienza di oggi, martedì, si è assistito anche ad un teste che è finito indagato durante la sua deposizione

Omicidio Bossi, il teste racconta lo shopping di Carolo con la carta di Andrea e finisce indagato

 

 

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Maggio 2025
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