Come sta Arci Varese? Un lettore chiede, il presidente provinciale risponde
La richiesta di un vecchio militante, Marcello Chiaricò, permette al presidente provinciale di Arci Varese Mauro Sabbadini di fare il punto sul presente e sul futuro dell'associazione

La lettera di un lettore che stimola una riflessione sul mondo Arci ci ha dato la possibilità di dare spazio al presidente provinciale dell’associazione Mauro Sabbadini, che oltre a replicare alle parole del suo interlocutore ha fatto il punto sullo stato di salute dell’Arci Varese e sulle iniziative messe in campo nel passato e nel futuro. Di seguito la lettera del nostro lettore e la risposta di Sabbadini.
LA LETTERA DEL LETTORE
Egregio direttore, in questi giorni ho riflettuto molto su un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Anni fa, non ricordo la quantità giusta, ero un dirigente dell’ARCI (Associazione Ricreativa Culturale Italiana) di Varese. I ricordi sono tanti anche perché la militanza è durata parecchio tempo. Ricordo i concerti, le rappresentazioni teatrali, i convegni, le presentazioni di libri con gli autori, i dibattiti. Quante cose ho organizzato insieme all’allora presidente. Avevamo una certa notorietà, l’ARCI non è stato mai così attivo. La maggioranza dei cittadini e della provincia conoscevano la nostra associazione. Molti si rivolgevano a noi per organizzare questo o quell’evento. Per farla breve eravamo importanti. Oggi? La domanda mi sorge spontanea. Esiste ancora l’ARCI? Non leggo, non vedo più niente che riguarda questa associazione. Una volta eravamo sempre presenti sui giornali locali, sulle televisioni locali e anche, poche volte, anche quelle nazionali. Quanta nostalgia mi viene, pensare a quel periodo per me è un orgoglio, una soddisfazione. Spero che qualcuno mi dia notizie positive sull’attuale situazione dell’associazione altrimenti sarebbe un peccato, un vero peccato.
Distinti Saluti
Marcello Chiriacò
LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE PROVINCIALE DI ARCI
Egregio direttore, caro lettore, rispondo volentieri alle osservazioni contenute nella lettera. Innanzitutto al lettore, sento il dovere di dare un ringraziamento a nome dell’associazione, dei circoli e dei soci: chi ha dato per anni il suo contributo volontario e di militanza merita gratitudine e condivide il merito di aver fatto vivere l’associazione fino ad oggi. Sì, perché l’associazione esiste ancora, questa è una prima risposta che so di poter dare. Ha ragione il lettore che fino a circa 15 anni fa, la nostra presenza pubblica, la nostra immagine e la nostra visibilità sui giornali erano molto maggiori, oggi siamo meno evidenti e, se vogliamo, più concentrati sul nostro mondo.
Non dico che questo sia meglio o peggio: è passato del tempo, il contesto in cui ci muoviamo è diverso, siamo cambiati. E accanto a questo sono cambiate le nostre strategie e le nostre scelte, un po per far fronte ai mutamenti, un po’ per cercare lo spazio più efficace per le nostre battaglie, che sono ancora le stesse che il lettore ricorda. Provo a sintetizzare qualcosa che potrebbe richiedere un intero trattato per essere esposto: 15 anni fa l’Arci della provincia di Varese aveva 900 soci, oggi ne ha 6000, con oltre 13.000 nomi iscritti a libro soci (cioè i 6000 soci di ciascun anno vengono fuori da un insieme più ampio di persone che magari non rinnovano ogni anno o non hanno più il loro circolo di riferimento o si sono trasferiti fuori provincia). Questa crescita si deve in gran parte alle scelta, fatta già dal mio predecessore, di concentrare le attività sui circoli, riservando al Comitato provinciale gli aspetti della tutela associativa e della rappresentanza politica dell’associazione. Purtroppo è vero che, per effetto di questa scelta, moltissime persone partecipano a eventi, iniziative, rassegne dell’Arci senza rendersi conto che sono dell’Arci. Questo però ha il vantaggio di dare più spazio e più autonomia alle associazioni aderenti, che sono il vero cuore dell’attività associativa.
Molti, se non per la tessera, non si rendono conto che Filmstudio 90, Gagarin a Busto Arsizio, Animarci a Saronno, il Big Bang Folk Festival a Besnate, Jazz Altro a Olgiate Olona, sono manifestazioni promosse dall’Arci. Allo stesso modo non si accorgono del lavoro che facciamo nei comitati referendari, nelle raccolte firme per leggi di iniziativa popolare, nella presenza negli organismi di rappresentanza del terzo settore o nei coordinamenti tematici (CSV, coordinamenti, BJCEM, UCCA, ARCS), ma questo è un po’ lo scotto di aver dovuto effettuare delle scelte. Rispetto a 15 anni oggi noi contiamo 70 volontari a registro, effettivi, attivi soprattutto nei circoli, ai quali chiediamo prezioso lavoro volontario, non pericoloso lavoro non retribuito (no, non è la stessa cosa, e c’è stato un periodo in cui questo confine non era sempre chiaro). Oggi riusciamo a mantenere un servizio di consulenza e assistenza amministrativa per i circoli, una tutela associativa molto più ampia, che consente a questo circoli di rimanere attivi nel contesto assai più complesso e difficile di 15 anni fa. Abbiamo un servizio di assistenza fiscale, accompagniamo i dirigenti e le dirigenti nelle loro relazioni con le amministrazioni e la politica, seguiamo le situazioni di rischio e cerchiamo di rendere possibili le tante attività che ogni giorno ci sono sul territorio. Così come seguiamo i gruppi informali che puntano a far nascere nuove associazioni. Sì, è lavoro burocratico, noioso, pesante, ma ci consola sapere che, ogni volta che riusciamo a farlo, questo diventa invisibile ma consente lo sviluppo di tante iniziative e attività concrete.
Poi c’è l’aspetto della rappresentanza politica del nostro mondo: ci siamo nel forum per l’ottantesimo della liberazione, ci siamo nel Varese Pride, abbiamo fatto la nostra parte nel contestare il remigration forum e nel provare a far votare le persone agli ultimi referendum, siamo attivi sulle questioni della pace e sull’antirazzismo. Abbastanza? Certamente no. Sono battaglie che ci impegnano ogni giorno e su cui otteniamo, al massimo, vittorie momentanee, ma comunque senza perdere l’impegno e ricerca del confronto. Che oggi facciamo sempre di più con i nostri compagni di strada più che da soli. Ragionando con le altre associazioni, enti, sindacati, cooperative, partiti che lavorano su questi temi sul nostro territorio ogni giorno. Il lettore, se mi conosce di persona, potrà facilmente immaginare che io sarei il primo a voler vedere il logo e la bandiera dell’Arci più visibili e più citati ogni giorno. Tuttavia, purtroppo, quando lo erano eravamo 900, adesso siamo 6000. Quando uscivamo sui giornali ogni settimana la nostra voce era una delle tante e interessava solo noi, oggi chiediamo attenzione solo quando crediamo di avere cose interessanti per tutti e che quindi verranno lette da ogni lettore, non solo dai tesserati e dai militanti.
Ringrazio Varesenews per lo spazio concesso a questo scambio e voglio chiudere con una frase che, negli ultimi anni, ho citato spesso e che è una parafrasi di un aforisma di Emily Dickinson: fare un’associazione è come costruire una nave quando si è già in mare aperto e sapere che non riuscirai a finirla prima di essere arrivato in porto. Noi, l’attuale gruppo dirigente, l’attuale gruppo di volontari, non sappiamo mai se la rotta che stiamo seguendo sarà effettivamente la migliore, sappiamo che facciamo sinceramente del nostro meglio, siamo anche un po’ fieri dei risultati quando ci sono, ma siamo sempre disponibili a percorrere strade diverse e nuove, se arrivano proposte o idee. Grazie di nuovo,
Mauro Sabbadini, presidente Arci provinciale
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