Materia, il giornale che diventa luogo

A Castronno, nella frazione di Sant’Alessandro, VareseNews ha trasformato un’ex scuola in una “agorà” dove informazione, formazione e comunità si intrecciano. Evento dopo evento, nascono relazioni nuove.

Generico 15 Sep 2025

Entro a Materia il lunedì, quando di solito lavoro da remoto. È diventata la mia postazione d’inizio settimana: un tavolo vicino alla libreria-biblioteca, il profumo del caffè, insieme alle chiacchiere sul weekend. Poi arrivano. Sembrano monaci cistercensi che vanno a cappella. È la riunione settimanale di programmazione. La cabina di regia di questo mondo, che sembra la torre di controllo di Malpensa. Voli a bassa quota, piedi scalzi, pancia a terra e pedalare. C’è da macinare un turbinio di arrivi, rilanci, nuove idee. In quel brusio che somiglia alla redazione di un quotidiano ma non è solo quello, si capisce cosa sta succedendo: Materia è un giornale che ha deciso di farsi luogo.

Non un luogo qualsiasi: un’agorà iper-flessibile. Lo vedi dai gesti. La redazione sposta tavoli e sedie senza nessuna drammaticità: alle 9 sono coworking, alle 11 aula per un laboratorio, alle 18 palco per una presentazione o un concerto piccolo, ma vero. La stessa stanza cambia funzione tre volte, e non perde mai senso. È come se l’architettura, invece di dire “qui si fa questo”, dicesse “qui si fa insieme”.

Da qualche mese osservo questa coreografia pratica e gentile, fatta di volontari che aprono la biblioteca, catalogano, consigliano. C’è chi gestisce la programmazione eventi come si gestiscono le stagioni di un teatro di comunità: con la cura dell’elenco, la pazienza delle telefonate, la gioia di una sala piena. E poi la redazione, che non è più solo il luogo dove si scrivono articoli, ma un civic media lab: produce notizie, sì, ma anche corsi, podcast, mostre, cammini, incontri su temi che vanno dalla storia locale all’intelligenza artificiale. Non è marketing territoriale, non è animazione culturale nel senso tradizionale; è una infrastruttura relazionale.

La novità, per chi guarda con occhi da addetto ai lavori, è proprio qui: Materia sposta la comunicazione dal messaggio alla relazione. Non cerca “audience” ma costruisce appartenenza. Non promette “contenuti” ma disegna rituali: il calendario mensile, i format che ritornano, l’open mic del giovedì, la camminata di sabato, il corso che inizia e quello che finisce. La ripetizione, invece di annoiare, crea fiducia. Sai che puoi tornare. Sai che troverai qualcuno.

Questa densità programmativa, con decine di incontri e corsi ogni mese, ha un effetto collaterale benefico: accorcia le distanze. In una provincia abituata a muoversi per linee parallele (imprese, associazioni, scuole, parrocchie, gruppi informali), Materia crea intersezioni. È un terzo luogo dove i mondi si sfiorano senza formalità. Il giornale diventa un connettore: racconta, ma anche mette in contatto. E quel contatto, a sua volta, genera storie nuove da raccontare. È un circuito virtuoso.

Mi ricordo bene la prima volta che entrai in questi locali vuoti, l’anno scorso. Era ancora un ex edificio scolastico dismesso, e Marco Giovannelli mi accompagnò a vederlo. Parlammo a lungo di cosa avrebbe potuto diventare. Era un momento di semina, già allora condivisa, già allora co-costruita. In quell’occasione mi disse anche una cosa che mi è rimasta impressa: tra i tanti complimenti ricevuti da quando è nata VareseNews, quello che aveva apprezzato di più era stato quando qualcuno lo definì “un pensatoio della provincia di Varese”.

Forse quella definizione ha fatto il suo tempo. Con Materia, VareseNews ha compiuto un salto di qualità: non è più solo un pensatoio, è diventato un laboratorio politico nel senso più autentico della parola, un luogo di rinascimento sociale e civico. Qui non ci si limita a riflettere: si prova, si mette in pratica, si condivide.

Questa ibridazione, giornale, scuola, biblioteca, centro culturale, coworking, chiede anche un nuovo mestiere a chi fa informazione. Osservo la redazione mentre riallinea il palinsesto: non è più soltanto “cosa pubblichiamo oggi?”, ma anche “cosa succede qui questa settimana?”, “chi attiviamo?”, “quale seguito diamo off-line a una storia on-line?”. L’editor si fa curatore di ecosistemi; il social media manager intercetta discussioni, le porta a terra, in un incontro con persone in carne e ossa.

Non è un modello da imitare a prescindere: è un esperimento vivo, con tutte le sue fragilità (il tempo, le energie, i soldi, l’equilibrio tra apertura e qualità). Ma è un esperimento che muove. Lo vedo nei lunedì mattina: l’abitudine di chi passa “per vedere cosa c’è”, la naturalezza con cui ci si ferma a parlare con un estraneo, il piacere di tornare perché “qui succedono cose”. In un’epoca di solitudini connesse, Materia costruisce connessioni non solitarie.

In fondo la domanda, per chi si occupa di comunicazione, è semplice: che cosa deve essere un giornale nel 2025? Un sito? Un’app? Un feed? Marco Giovannelli risponde: “Un luogo. Non per nostalgia analogica, ma per intelligenza relazionale. Perché la fiducia, materia prima dell’informazione, nasce da esperienze condivise, non solo da link condivisi. E perché l’innovazione, quella vera, oggi è soprattutto combinatoria: mettere insieme cose che prima non stavano insieme”.

Così, ogni lunedì, quando chiudo il computer e aiuto a rimettere a posto due sedie, che forse tra un’ora saranno già altrove, mi porto via una certezza: la qualità di un territorio dipende anche dalla qualità dei suoi luoghi di relazione. Materia è uno di questi. Non l’unico, non perfetto, ma necessario. Un giornale che ha scelto di abitare. E abitando, farci abitare di nuovo la parola noi.

Lo spazio libero di Materia crea fiducia, merce rara.

 

Spazio libero, d’amare.

Casa senza porte,
stanze per le stelle.

Ponte senza piloni,
andrà dagli aquiloni.

Fiume senza sponde,
infinite sono le onde.

Abita praterie,
grandi come l’aria.

Apre la siepe,
scioglie catene.

Acqua che sa dove va.
Tu no – evviva!

di
Pubblicato il 19 Settembre 2025
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