NoMI, l’associazione che porta la cultura fuori dai riflettori delle grandi città
Un anno di vita e già tanti progetti: Moreno Paoletti racconta a Radio Materia la storia della sua associazione.

Mercoledì 3 settembre un’altra associazione si è raccontata a Radio Materia, e questa volta ad essere protagonista è stata l’associazione NoMI, raccontata da Moreno Paoletti.
Solo un anno di vita e già tanti progetti avviati: dall’esperienza con la biblioteca di Busto Arsizio al festival Selva in Val Veddasca. Paoletti, musicista e fondatore di NoMI racconta il sogno di un gruppo di artisti e formatori che vogliono dare voce a territori e comunità lontani dai circuiti mainstream.
Un nome che è già un manifesto
Si chiama Nomi ed è un’associazione culturale giovane, ma con le idee molto chiare. Nata appena un anno fa, ha scelto un acronimo che racchiude la sua missione: Network, Orizzonti, Metodologie, Innovazione. Un progetto che punta a creare rete, a sperimentare linguaggi e a recuperare quei saperi locali che rischiano di restare ai margini, lontani dalla ribalta delle grandi città.
«Le metropoli spesso fagocitano tutto – racconta Moreno Paoletti – e finiscono per imporre una cultura che a volte diventa distante dal pubblico stesso. Noi vogliamo lavorare nei territori, dando voce a comunità, scuole e associazioni che hanno storie da raccontare e bisogni concreti».
Una rete di competenze e passioni
Dentro Nomi convivono professionalità diverse: attori, musicisti, insegnanti, pedagogisti. Una vera e propria equipe che alterna performance artistiche e progetti formativi. «Il nostro obiettivo – spiega Paoletti – è unire spettacolo e formazione. Non basta offrire una performance: vogliamo lasciare qualcosa che rimanga nel cuore e nella mente di chi partecipa».
Un esempio arriva da Biblio Changers, il progetto della biblioteca di Busto Arsizio: qui i ragazzi stessi costruiscono performance teatrali a partire dalle loro idee, trasformandole in testi e racconti. «È diverso assistere a uno spettacolo quando sai che nasce da un percorso vissuto in prima persona», sottolinea Paoletti.
Dai monti al teatro d’impresa
NoMI ha portato i suoi format anche in diversi contesti, come il festival Selva 2025 in Val Veddasca, dove ha proposto reading collettivi e laboratori di scrittura favolistica immersi nella natura. E guarda avanti con nuovi esperimenti: uno su tutti, lo “spot teatrale”, una forma di teatro di impresa pensata per raccontare con linguaggi artistici la storia di associazioni e realtà no profit.
«Oggi tutto passa dal digitale – spiega Moreno Paoletti – ma il rapporto diretto tra spettatore e performer crea una magia unica. Portare sul palco la storia di un’associazione, con i suoi volontari e i suoi ricordi, può avere una forza enorme».
Un sogno da coltivare
Il sogno di Nomi è semplice ma ambizioso: radicarsi sempre più nel territorio e diventare un punto di riferimento per chi crede che la cultura debba essere partecipata, vicina e capace di restituire voce a chi non ce l’ha. E conclude con questa riflessione l’artista e fondatore dell’associazione Moreno Paletti: «Le idee sono tante ora la sfida è trasformarle in realtà. E farlo insieme, in rete».
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