Francesca Sangalli: «A Saronno porto un libro nato da 96 cannonate e uno spettacolo che mette in scena il processo creativo»

In questa intervista Francesca Sangalli racconta come entrambe le opere che presenta oggi a Saronno siano nate dallo stesso momento, segnato da una pausa forzata che è stata anche l'occasione per ripensare la sua vita e ripartire con uno sguardo diverso

Generico 20 Oct 2025

Francesca Sangalli, autrice e sceneggiatrice, sarà protagonista oggi a Saronno con un doppio appuntamento tra letteratura e teatro al Giuditta Pasta.  Nel pomeriggio presenta, intervistata da Maria Cornelia Proserpio, assessore alla Cultura del Comune di Saronno, il suo libro “A Londra non serve l’ombrello”, uscito a maggio per Giunti Editore, mentre la sera andrà in scena il suo spettacolo “Fear no more” con la regia di Simona Gonella, che riflette sulla creatività e sul pensiero femminile, ispirato a Virginia Woolf. (foto di Laila Pozzo)

In questa intervista, Sangalli racconta come entrambe le opere siano nate dallo stesso momento, segnato da una pausa forzata che è stata anche l’occasione per ripensare la sua vita e ripartire con uno sguardo diverso.

Un libro nato a Londra, sull’onda di 96 cannonate

«Il libro è nato a Londra, in un momento sospeso e decisivo – racconta Francesca Sangalli – Eravamo usciti dal Covid, e Milano, che già prima viveva un certo affanno, mi sembrava avvolta da una paralisi ancora più opprimente. Così io e mio marito abbiamo deciso di mollare tutto e trasferirci per sei mesi a Londra con figlio e gatto al seguito.  Per me è stato un modo per prendere distanza, guardare la mia vita da fuori e capire dove stessi andando».

Il momento in cui tutto ha preso forma è nitido nei suoi ricordi: «Stavo seguendo per un reportage la morte della regina Elisabetta. Quando sono state sparate le 96 cannonate, una per ogni anno della sua vita, è stato come vivere un rito di passaggio anche personale. Quei colpi mi hanno riportato a ogni anno della mia esistenza. È lì che ho realizzato che gli anni scorrevano, e che era arrivato il momento di prendere coscienza del trascorrere del tempo e trasformare tutto questo in qualcosa».

Il materiale di partenza era già tanto: diari, appunti, emozioni raccolte nel tempo. «Insieme alle editor di Giunti Maria Chiara Riva e Silvia Valmori abbiamo lavorato per un anno per costruire un libro che è insieme intimo, ironico, poetico e anche sperimentale nel linguaggio. Un po’ teatrale, come me. E ha avuto da subito una risposta bellissima: mille copie vendute al mese, ora siamo in ristampa. Ha anche vinto il premio Castellino, assegnato dalla Regione Sardegna. È un riconoscimento che mi ha molto emozionata».

“Fear no more”, un’indagine sulla mente creativa femminile

«Lo spettacolo è nato nello stesso periodo – racconta l’autrice – Passeggiavo per Londra ascoltando in audiolibro i diari di Virginia Woolf. La sua voce, i suoi luoghi, le sue parole mi accompagnavano ogni giorno. E lì ho incontrato anche la regista Simona Gonella, che lavora tra Londra e Milano. Insieme abbiamo pensato a uno spettacolo che raccontasse il processo creativo, partendo proprio da Woolf».

«Volevamo indagare come nasce un’idea, come si trasforma in un’opera, cosa accade nella mente di un’artista in quel momento in cui tutto prende forma, un processo che è in tante pagine dei diari di Virginia Wolf».

Il titolo della pièce è ispirato ad un verso di Shakespeare, e in scena ci sono tre attori: Leda Kreider, che rappresenta sia Virginia Wolf che l’autrice; Maria Laura Palmieri nei panni di Clarissa e Matthieu Pastore, che interpreta Septimus. Tra loro si gioca la battaglia della pulsione creativa che prende forma, che cerca di uscire dal silenzio e dalle costrizioni, dalle convenzioni sociali e dalle paure. «Gli attori sono bravissimi, tre matti, nel senso migliore del termine – dice Francesca Sangalli – Hanno seguito la follia mia e della regista e ora la portano in scena con un  risultato secondo me davvero notevole».

Lo spettacolo

Clarissa e Septimus, protagonisti di Mrs. Dalloway, sono fantasmi e specchi, doppi dell’autrice, creature che sfuggono al romanzo di Virginia Woolf per chiedere pirandellianamente di essere raccontati.

Da un lato Clarissa, che mentre organizza la sua festa riflette sulla sua giovinezza e le occasioni perdute: le sue scelte saranno state le migliori che poteva prendere? La sua vita di oggi, così come la nostra, è la scelta più felice? Dall’altro Septimus, che vaga per la città, traumatizzato dalla guerra, sempre in bilico fra le sue visioni e la realtà, ossessionato dal desiderio di contenere la sua follia di fronte al mondo. Avrebbe potuto salvarsi? Curarsi? Contenersi?

In Fear no more si intrecciano parole di Virginia Woolf, riscritture, frammenti poetici, immagini evocative. E, sopra ogni cosa, resta l’eco di un verso, ripetuto come un mantra, un presagio: Fear no more the heat o’ the sun / Nor the furious winter’s rages. Il verso, tratto dal Cymbeline di Shakespeare, viene ripetuto da Clarissa e Septimus per suggerire che nulla è da temere, neppure la stessa morte, inevitabile, e (forse) da abbracciare come un riparo estremo dalle difficoltà della vita.

Perché la paura stessa, forse, è l’unica cosa da cui possiamo davvero liberarci.

Doppio appuntamento con Francesca Sangalli al Giuditta Pasta di Saronno, per raccontare paure, scelte e libertà

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Pubblicato il 21 Ottobre 2025
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