La Procura chiede l’aggravante della premeditazione anche per l’omicidio di Fabio Limido
Parlano i testi della parte civile che chiederà la riapertura delle indagini per i maltrattamenti in famiglia. Manfrinati non sarà in aula per l’esame: “Probabili spontanee dichiarazioni dal carcere”
Nuovo capitolo nel processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Fabio Limido e il tentato omicidio della figlia Lavinia, aggrediti il 6 maggio 2024 a Varese fuori dalla ditta di famiglia, a Casbeno.
Durante l’ultima udienza, la Procura ha chiesto di riconoscere l’aggravante della premeditazione non solo per il tentato omicidio, ma anche per l’omicidio di Fabio Limido intervenuto a difesa della figlia, sottintendendo che l’azione sia stata frutto di una pianificazione lucida e non di un impulso improvviso.
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Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati diversi testimoni, tra cui professionisti che avevano avuto contatti con la vittima sopravvissuta nei mesi e negli anni precedenti alla tragedia.
Il contributo degli esperti
Lo psichiatra ausiliario della persona offesa nell’ambito della consulenza tecnica sulla capacità genitoriale, ha ricordato come la situazione raccontata da Lavinia Limido già prima dei fatti “sembrasse il racconto di una dinamica dall’evoluzione poco prevedibile”.
La dirigente psicologa presso l’ASST Sette Laghi di Varese, che segue Lavinia dal giorno successivo all’aggressione, ha riferito di un quadro di disturbo post traumatico acuto: “Quando si è svegliata non riusciva a parlare. La seguo tuttora in terapia, ogni quindici giorni. Lavinia presenta ancora sintomi di iperattivazione e ansia, soprattutto quando si fa riferimento alla possibilità che l’imputato possa uscire dal carcere”. La psicologa ha inoltre spiegato di aver sconsigliato la visione integrale del video dell’aggressione “per evitare una vittimizzazione secondaria”.
Le testimonianze sul clima di paura
L’avvocata amica di famiglia, già sentita in un precedente procedimento per stalking, ha ricordato i momenti in cui ospitò Lavinia per alcuni giorni, “su richiesta della collega Marta Criscuolo, perché si stava nascondendo”. Ha raccontato di una cena avvenuta ai primi di maggio 2024, pochi giorni prima dei fatti, durante la quale “si parlava del comportamento ossessivo e persecutorio” dell’imputato nei confronti della giovane donna.
Particolarmente incisiva anche la deposizione della fidanzata del fratello dell’imputato, che ha riferito diun clima intimidatorio che avrebbe influito sulla sua deposizione alla polizia giudiziaria e al legale della famiglia durante il procedimento per maltrattamenti (oggi archiviato): «A fronte di questi elementi chiederò la riapertura delle indagini per i maltrattamenti», ha spiegato il difensore di parte civile Fabio Ambrosetti.
Le prove e la ricostruzione della Procura
In aula sono stati ricordati anche alcuni messaggi minatori inviati da parte dell’imputato, tra cui frasi come «Io vi toglierò il sorriso», che secondo l’accusa dimostrano un crescendo di odio e pianificazione.
Il difensore dell’imputato, avvocato Elio Giannangeli, ha specificato che Marco Manfrinati non si presenterà in aula per l’esame, ma renderà probabilmente spontanee dichiarazioni in video conferenza dal carcere di Busto Arsizio dove rimane rinchiuso in regime di custodia cautelare.
Il processo continua con i testi della difesa.
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