Le giovani marmorate crescono nel “ruscello vivaio“ di Cerro: successo per il progetto dei volontari del Comitato Bandiera Blu
Complessivamente, l’impegno dei volontari è stato di circa 120 giornate uomo all’anno presso l’incubatoio e 30 giornate uomo all’anno dedicate alle attività di semina e monitoraggio dei pesci
Ottobre 2025 porta buone notizie per la trota marmorata, specie simbolo dei corsi d’acqua prealpini e oggi in pericolo di estinzione. I recenti campionamenti sul ruscello vivaio di Cerro Lago Maggiore mostrano risultati incoraggianti del progetto avviato dai volontari del Comitato Bandiera Blu di Cerro, che da tre anni lavorano senza alcun sostegno logistico o finanziario da parte della Regione Lombardia per la salvaguardia di questo endemismo del distretto padano-veneto.
L’iniziativa, avviata nel 2022, si concentra sul torrente Rialto e sul suo affluente torrente Brugo, entrambi nella frazione di Cerro, con un obiettivo chiaro: ripristinare una popolazione stabile di trota marmorata nei piccoli corsi d’acqua locali. Grazie alla collaborazione con FIPSAS Varese, è stato ottenuto un divieto di pesca nell’area di sperimentazione, assicurando così una maggiore protezione al delicato ecosistema.
Le immissioni di novellame di trota marmorata sono state realizzate utilizzando materiale proveniente dall’incubatoio comunale di Laveno Mombello, alimentato da uova fornite prima dall’impianto ittico di Maccagno e, dal 2025, dal CNR di Pallanza.

Dal 2024 è stato inoltre introdotto un programma di monitoraggio con elettro-pesca, utile sia per verificare il successo delle immissioni sia per procedere alla rimozione delle specie invasive, in particolare la trota fario (foto sopra), introdotta artificialmente negli anni ’60.
I primi risultati sono chiari: il rapporto tra trote marmorate e fario è migliorato sensibilmente, passando da 6 a 20 nel 2024 a 9 a 14 nel 2025, un segnale concreto del buon andamento del progetto.
Complessivamente, l’impegno dei volontari è stato di circa 120 giornate uomo all’anno presso l’incubatoio e 30 giornate uomo all’anno dedicate alle attività di semina e monitoraggio.
«Auspichiamo – ha commentato il dottor Fabrizio Merati, coordinatore del progetto – che il nostro lavoro venga presto preso in seria considerazione dagli enti preposti alla gestione delle acque, nell’ottica di una tutela effettiva della biodiversità e delle comunità animali autoctone del territorio».
Un’iniziativa che dimostra come passione, competenza e volontariato possano fare la differenza nella salvaguardia del patrimonio naturale varesino.
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