Liste d’attesa in sanità, il “percorso di garanzia” blocca i pazienti: «Così non funziona»
Ospite a La Materia del Giorno, l'avvocato Filippo Cardaci Presidente delle Acli di Varese racconta i risultati ottenuti dagli Sportelli SOS Liste d'attesa per aiutare i cittadini a ottenere visite nei tempi congrui e le attuali difficoltà con la Sette laghi che ha modificato il sistema di presa in carico

«Si deve superare il percorso di garanzia, che oggi è un vicolo cieco». Il presidente delle Acli provinciali Filippo Cardaci, ospite de La Materia del Giorno di giovedì 9 ottobre, ha spiegato le difficoltà odierne di un servizio avviato nel 2023 per aiutare i cittadini che non ottenevano appuntamenti per visite mediche in tempi previsti dalla legge.
Dal primo sportello a Varese, nel giugno di due anni fa, i servizi si erano via via moltiplicati in tutta la provincia di Varese dimostrando di poter funzionare bene. Almeno fino a un certo punto.
«All’inizio le prestazioni venivano sbloccate e garantite entro i termini – spiega Filippo Cardaci, presidente delle Acli provinciali –. Poi però, qualcosa è cambiato. L’ASST Sette Laghi, lo scorso anno, ha introdotto il cosiddetto “percorso di garanzia”, che ha, di fatto, bloccato il funzionamento dello sportello».
Cosa sono gli sportelli SOS Liste d’attesa
Gli sportelli offrono un servizio gratuito ai cittadini che non riescono ad avere appuntamenti medici o diagnostici nei tempi previsti. Quando un utente si presenta con una prescrizione e la prenotazione – oppure senza, perché non è riuscito ad accedere al sistema – i volontari inviano una PEC formale all’ASST di riferimento, indirizzata al direttore generale e al RUA, il Responsabile Unico Aziendale per le Liste d’attesa.
La richiesta è semplice: far rispettare i tempi fissati dalla normativa regionale e nazionale, che stabilisce quattro classi di priorità:
- U (Urgente): entro 72 ore
- B (Breve): entro 10 giorni
- D (Differibile): entro 30 giorni per visite e 60 per esami
- P (Programmabile): entro 120 giorni
In molti casi, soprattutto all’inizio, l’intervento dello sportello ha permesso di ottenere l’appuntamento richiesto nei tempi corretti. Oggi gli sportelli attivi sono più di una dozzina, da Varese a Saronno, da Busto Arsizio a Marchirolo.
Il “percorso di garanzia”: cosa non funziona
Dall’estate del 2024, però, ASST Sette Laghi ha cambiato procedura. Alle PEC inviate dagli sportelli non segue più una data per la prestazione: viene richiesto che il paziente si rechi fisicamente al CUP per essere “inserito nel percorso di garanzia”.
Secondo Cardaci e le associazioni che gestiscono gli sportelli, si tratta di una prassi illegittima: «Ce lo dice anche il Difensore civico regionale. Di fatto, le persone vengono rimbalzate da un ufficio all’altro, spesso senza alcuna risposta formale o appuntamento fissato. Il rischio è che rimangano nel limbo per settimane o mesi, come nel gioco dell’oca, dove si torna sempre al via».
Il percorso di garanzia, infatti, secondo quanto riportano i volontari, non offre alcuna reale garanzia: molti pazienti non ricevono conferme scritte, altri si sentono dire dal CUP, anche a distanza di tempo, che il oro nome non risulta in alcun elenco.
L’esperienza positiva con ASST Valle Olona
Diversa, invece, è la situazione con l’ASST Valle Olona, dove lo stesso modello degli sportelli continua a dare risultati. Qui le risposte alle PEC arrivano, gli appuntamenti vengono fissati, e le segnalazioni dei cittadini si trasformano in prestazioni effettive.
«Ci chiediamo perché lo stesso sistema possa funzionare con una ASST e non con un’altra – commenta Cardaci –. La nostra impressione è che manchi la volontà politica e gestionale di affrontare il problema in modo trasparente ed efficace».

Rimborso delle visite private? Non è così semplice
Un’altra questione delicata riguarda i rimborsi per chi, non trovando posto nel sistema pubblico, decide di andare dal privato. In teoria, il cittadino dovrebbe poter ottenere la prestazione in regime di libera professione (intramoenia) o in strutture private, e poi chiedere il rimborso. In pratica, però, non esiste una procedura automatica e la normativa è poco chiara.
Il cittadino deve comunque interpellare il RUA prima di procedere privatamente, ma spesso mancano risposte e indicazioni certe. Anche su questo, le Acli e le altre associazioni stanno lavorando per trovare soluzioni condivise e far valere un diritto troppo spesso disatteso.
Agende chiuse e CUP regionali non comunicano
Tra i problemi più segnalati dai cittadini ci sono le agende chiuse – dichiarate come “non ancora aperte” – e la mancata comunicazione tra i diversi canali di prenotazione.ì: « A volte capita che Il CUP regionale afferma che non ci sono disponibilità, mentre le ASST sostengono il contrario. Un cortocircuito che ricade tutto sulle spalle dei pazienti, in particolare quelli più fragili o anziani» commenta Cardaci.
«Molte persone si rivolgono a noi perché non hanno altri strumenti – conclude Cardaci –. Ma dopo mesi in cui le risposte non arrivano più, anche i volontari si scoraggiano. È per questo che stiamo pensando di rilanciare gli sportelli, coinvolgendo nuove realtà, rilanciando la partecipazione e riportando al centro i diritti delle persone».
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