Doppio appuntamento a teatro con Marco Paolini
L'attore sarà in scena sabato 2 al Teatro Condominio con "Itis Galileo". Domenica 3 sarà invece al tatro varesino con "La macchina del capo"
Appuntamento con Marco Paolini, sabato 2 e domenica 3 aprile, alle 21. Il primo appuntamento è al Teatro Codominio di Gallarate dove presenta "Itis Gallileo". L’altro è al teatro CheBanca! di Varese dove porterà "La macchina del Capo".
"Itis Galileo" nasce da alcune domande e riflessioni intorno a Galileo e Copernico. Da ragionamenti e spunti, nascono domande per interrogare il presente. Una fra tante: come mai quattrocento anni dopo Galileo per fare l’oroscopo continuiamo a scrutar le stelle come fossero fisse, che cielo usiamo, quello di Copernico o quello di Tolomeo?
Itis Galileo è teatro no profet. È l’occasione per ragionare di scienza mal digerita sui banchi di scuola, di argomenti ben portati da filosofi, maghi, preti e scienziati circa il modo di immaginare l’universo, di spiegare l’attrito e di far l’oroscopo. Galileo Galilei e gli altri: Claudio Tolomeo e Niccolò Copernico, Tycho Brahe e Giovanni Keplero, Giordano Bruno e Tommaso Campanella, Gneo Giulio Agricola e Andrea Vesalio.
“La macchina del capo”. Lo spettacolo, prodotto da Jolefilm e con musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi, porta a Varese uno dei più interessanti attori del teatro di narrazione italiano. “La "macchina del capo” prende vita dagli “Album”, i racconti teatrali costruiti lungo un arco temporale che va dal 1964 al 1984, nei quali lo stesso gruppo di personaggi cresce passando da uno spettacolo all’altro, in una sorta di romanzo popolare di iniziazione. Non è un diario, non è un pezzo nostalgico e nemmeno una memoria d’altri tempi. È un lavoro sull’infanzia e sulla primissima adolescenza, tra la famiglia, la colonia e le avventure nel campetto di pallone. È un viaggio che parte dalla casa, micro-universo dal quale osservare il mondo, per avanzare alla scoperta del macro-mondo (del mare, dei compagni di giochi, del sesso visto con gli occhi di un bambino). È il ritratto di un’Italia di periferia, vista su scala ridotta, tra la Pedemontana e il mare. È un lavoro sul desiderio e sulla scoperta, vicino alle atmosfere di Monicelli. I ragazzi protagonisti del racconto sono quasi gli “Amici miei”, ma ragazzini. E le zingarate sono forse più innocenti, ma lo spettacolo si permette di giocarci con altrettanta ironia.
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