La Donna che era la Voce (omaggio a Giuni Russo)
di FMK

E arrivano sempre notizie del genere… attori, registi, cantanti, scrittori, personaggi famosi che se ne vanno, e l’informazione in questo caso passa per una via privilegiata e entra dentro di noi, ha una raccomandazione a cui non è possibile dire di no… e qualcuno chiama tutto questo memoria collettiva, ma la frequentazione di certi personaggi per ognuno di noi è diversa, e differenti gli stimoli… e se personalmente mi aveva commosso la notizia della morte di Billy Wilder, il mio regista preferito, al fine un novantenne, o di Benedetto Raballi, come io chiamo in confidenza BohumilHrabal, pur ottantaquattrenne ma con quella storia sul dar da mangiare ai piccioni che mascherava un salto volontario nel vuoto al limite della sopportazione, questa di Giuni Russo, oggi 14 settembre 2004, è la più sconvolgente, si udiva appena un suono di campane, dei passi svelti sopra rami secchi, rumori di cancelli che si aprivano, in quanto non mi sconvolge ma conferma, perché come in ogni espressione della realtà anche qui ritrovo l’idea dell’unità delle cose, le tante onde che appartengono a un unico mare… E per quelli che abitualmente frequentano questa casa che non è una casa, per quelli che ci verranno domani, è già stato posto un ellepì sul piatto, da ascoltare a tutto volume, direi proprio a tutto volume, come io ho sempre fatto per poi ritrovarmi subito dopo sulla mia tastiera, sospinto dagli acuti di Giuni, e fare anch’io in qualche modo musica, alla ricerca di parole e di risposte a quelle domande che non ci facciamo nemmeno più, tanto sono dentro di noi, prima che mi porti via questo mio strano delirio, sì perché la voce è di quelle che spaccano i vetri e le cartilagini e aprono visioni nell’anima, il desiderio della mano, l’impulso di toccarla… Uno viene quando vuole, il disco rimarrà lì di sicuro per tutto questo mese e forse per il prossimo, e per quelli che sono amici in facebook l’invito è di unirci nell’ascolto, anzi facciamo così, diamoci un appuntamento: ore 19 di giovedì 30 settembre, e ognuno mette su la sua canzone preferita. Lascio i fuochi della battaglia, i campi di artiglieria militare, vado senza salutare.
Ispirato a: Il sole di Austerlitz e Lettera al governatore della Libia. – Giuni Russo, 1981 (Giuni Russo nacque a Palermo il 10 settembre 1951 e morì a Milano il 14 settembre 2004)
Racconto di FMK (www.ilcavedio.org)
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