Il messaggio dei figli al funerale di Roberto Maroni: “Per te non è stato facile fare il papà ma la famiglia era il tuo porto di amore”
Lo spaccato più intimo e famigliare di Roberto Maroni è quello che ha fatto più commuovere durante la cerimonia funebre in Basilica a Varese. A ricordarlo così è stato un messaggio scritto dai figli Fabrizio, Filippo e Chelo Maroni

L’uomo politico, il ministro, il presidente di Regione. Sono stati tanti i ruoli per i quali Roberto Maroni è ricordato ma è forse lo spaccato più intimo e famigliare quello che ha fatto più commuovere durante la cerimonia funebre in Basilica a Varese. A ricordarlo così è stato un messaggio scritto dai figli Fabrizio, Filippo e Chelo e letto all’altare da Filippo Maroni, il secondogenito. Ne riportiamo integralmente le parole:
“Papi, sappiamo che per te non è stato facile essere un papà perché il tuo lavoro, che era la tua passione, ti ha costretto a passare tanto tempo lontano da casa.
Spesso non eri con noi a cena, non eri con noi ad affrontare la quotidianità anche se accendavamo la tv e ti vedevamo lì.
Ma non siamo mai stati arrabbiati con te per questo, forse solo un pochino da adolescenti nella fase della ribellione, o la Chelo da bambina quando si è ritrovata un papà virtuale al posto di quello in carne e ossa. Ma è durata poco, perché poi era sempre una grande gioia vederti tornare per il weekend.
Sappiamo che per te non è stato facile essere un papà anche perché eri introverso e timido, nonostante i comizi davanti alle grandi folle e le ospitate televisive in diretta Nazionale, nonostante i vertici e i G8 con gli uomini più potenti del globo, tirare fuori le tue emozioni era tanto difficile e a chi ti chiedeva come stessi preferivi rispondere “bene”, anche se avevi mille pensieri in testa.
Non è facile essere un papà presente se devi trascorrere cinque giorni alla settimana lontano dalla famiglia. Per forza di cose rimani fuori da certe dinamiche, incombenze quotidiane, piccole sciocchezze che però insieme fanno la vita di una famiglia. La scuola, le giustificazioni da firmare, le crisi, le litigate per un brutto voto: a tante di queste cose ha sempre dovuto pensare la mamma, tu non sapevi bene come si fa. Sapevi però che ci volevi un bene infinito e lo dimostravi con i tuoi grandi abbraccioni improvvisi. “Metti in pausa” dicevi mentre guardavamo un film e giocavamo alla Playstation e poi ci abbracciavi dicendo “ti voglio bene”.

Ti sentivi in colpa per il poco tempo che trascorrevi a casa. Forse per questo eri sempre pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. “Papi mi dai 20 euro?, mi trovi i biglietti per San Siro? (a vedere il Milan ovviamente), papi puoi riparare la stampante?”. E tu sempre alla ricerca di qualcosa da fare per esserci d’aiuto.
Poi nei momenti di difficoltà hai capito che la famiglia poteva essere un porto. Hai capito che l’amore non era solo qualcosa che tu dovevi dare a noi ma anche qualcosa che potevi ricevere da noi, qualcosa di cui avevi bisogno. Hai capito, per usare le tue parole, che ci sono cose più importanti della politica con la p minuscola.
Non ci hai mai fatto mancare la cosa più importante: l’affetto. Che spesso esprimevi con il tuo linguaggio fatto di messaggini e di foto incorniciate sulla scrivania, di rassegne stampa che ci mandavi ogni santa mattina su WhatsApp. di domande come “serve qualcosa, hai bisogno di soldi? Torni a pranzo?” di ore passate sul divano aspettando che qualcuno rincasasse nel mezzo della notte, di viaggi, regali opportunità, di sorrisi, battute sagaci e rassicurazioni fino all’ultimo anche quando non riuscivi più ad alzarti dal letto solo per non darci pena. Ti sei impegnato tanto per essere un buon papà e noi lo sappiamo bene perché il tuo amore ci è arrivato tutto.
Buon cammino papà“.
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