Sant’Antonio Abate alla Motta, un libro per scoprire uno dei luoghi del cuore di Varese
Il luogo dove sorge l'edificio di culto è ricco di significati. Il testo scritto a piú mani da un team dell'università degli Studi dell'Insubria

La Chiesa di Sant’Antonio Abate alla Motta di Varese è uno degli edifici di culto piú cari ai varesini e non solo. Pertanto è meritoria l’opera della sezione di Varese di Italia Nostra che ha dato alle stampe un volume notevole, sia dal punto di vista scientifico sia fotografico. Il libro è stato scritto a piú mani da un team dell’università degli Studi dell’Insubria coordinato dal prof. Andrea Spiriti con i contributi dei docenti Beatrice Bolandrini, Laura Facchin e Massimiliano Ferrario.
Il luogo dove sorge la Chiesa è ricco di significati. Innanzitutto il toponimo della “Motta” evoca probabilmente la collina su cui sorge ma anche la Lega dei feudatari minori che nell’XI secolo si riunirono contro l’arcivescovo Ariberto da Intimiano. All’interno della Chiesa vi sono le statue in terracotta di quattro santi eremiti (Ilarione, Macario, Onofrio e Paolo) e decorazioni pregevoli che armonizzano lo spazio.
Sant’Antonio Abate è noto alla tradizione popolare come protettore degli animali domestici e il suo culto è legato alla cura dell’herpes zoster, il cui simbolo è il fuoco. Il santo fu eremita nella Tebaide e la sua fama di santità si diffuse ben presto nel mondo cristiano. Ogni anno per la memoria di Sant’Antonio Abate (17 gennaio) la Città di Varese si addobba a festa e vi si svolge il tradizionale falò che scaccia l’ultimo scampolo della stagione invernale. Il volume unisce alla profondità scientifica uno splendido repertorio fotografico. Un ottimo lavoro, nato da un lavoro di squadra e che merita di essere letto, conosciuto e diffuso.
(Alessandro Franzetti)
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