“Ricordo quei giorni”: le raffiche, e i due corpi a terra fuori dall’Esselunga di Induno Olona

Loris Malnati 25 anni fa era autista dei mezzi blindati della vigilanza privata. Le polemiche, gli scioperi, Piazza San Vittore piena per i funerali. E quella frase: “Non si può morire così”

Generico 22 Jan 2024

Baffi a manubrio da biker, fisico massiccio, e gli occhi da duro che si illuminano quando vede la sua “bambina”, la figlia Denise che gli porge pagine di giornale sbiadite.

Foto in bianco e nero. Le dita belle grosse che indicano: «Li vedi quei buchi? Beh è stata una mattanza, un tiro al piccione». I buchi sono quelli dei “7.92“, i calibri militari delle armi “leggere“ che hanno lasciato i segni sulla cassaforte dell’Esselunga quel sabato sera di 25 anni fa, alla fine del “giro“ di un blindato portavalori che stava per terminare il servizio ed era carico di soldi (sabato sera, attorno alle 23). Quei proiettili erano stati sparati da non molto lontano, dal tetto di edifici vicini al supermercato e che oltre a lasciare il segno sull’acciaio della cassa continua hanno trapassato le due povere guardie giurate Mario Simonetta e Giuseppe Coriglione che erano a piedi, colpite, e falciate con estrema facilità dai tiratori.

È la strage di Induno Olona che ricorre proprio in questo periodo, di anno anno un anniversario di dolore per le famiglie delle vittime, e per quanti credono e cercano giustizia per uno dei fatti di cronaca più efferati e violenti degli ultimi decenni.
A segnare, a indicare quelle ogive capaci di bucare i muri, scalfire acciaio e infilarsi nel lamierino del furgone blindato che dopo la sparatoria prese il largo, è un uomo di 55 anni che ha lavorato per qualche tempo come guardia giurata nell’azienda di Varese che si occupava del trasporto valori.

«Ricordo quei giorni», racconta Loris Malnati che in «quei giorni» era uno dei colleghi presi di mira dal commando criminale responsabile dei due omicidi. Uno compiuto subito da lontano, la raffica che colpisce l’agente che finisce a terra e gli altri colpi che colpiscono anche il secondo componente del trasporto, poi finito da distanza ravvicinata da una seconda scarica. Nonostante questo fuoco, la rapina fallisce perché il portavalori riceve l’ordine di allontanarsi, stessa cosa che fanno anche i componenti del commando che spara: svaniti nel nulla. Non verranno mai presi. «Certo che me lo ricordo», racconta Loris. «Mi aveva chiamato un collega per avvisarmi. “Ma hai saputo cos’è successo a Induno?“. Allora ho chiamato in centrale e me l’hanno confermato. Una cosa terribile perché poteva davvero capitare a chiunque».

Loris era diventato autista di portavalori per caso. «Inizialmente ero meccanico: sistemavo i mezzi, manutenzione dei furgoni e riparazioni ordinarie. Poi mi fecero capire che c’era bisogno di personale per i servizi, mi chiesero se fossi disponibile. Io per lavorare ho accettato, e quindi mi sono ritrovato conducente». Loris racconta che l’equipaggio di quella sera si era formato fortuitamente: una delle due guardie giurate non sopportava il fumo di sigaretta, «quindi aveva chiesto all’ultimo di essere messo con un equipaggio dove non c’erano fumatori», spiega. «La composizione degli equipaggi rimaneva infatti segreta fino all’ultimo, proprio per una questione di sicurezza».

Generico 22 Jan 2024

A rileggere i giornali di quegli anni ci si accorge che il fatto, come è naturale, scosse profondamente la città, e l’intera provincia, anche alla luce della dinamica dell’agguato. «Il supermercato non voleva che il nostro furgone si avvicinasse fino alla cassa continua perché i mezzi avevano spesso le gomme sporche, e rischiavano così di insozzare gli autobloccanti nuovi. Allora vennero messi del “panettoni“ per sbarrare il passo ad auto e ad ogni mezzo che, nel nostro caso, doveva fermarsi a distanza, far scendere l’equipaggio che avrebbe dovuto percorrere una trentina di metri, recuperare i soldi e tornare col sacco al mezzo blindato» (nella foto qui sopra, Loris è ritratto con la giacca in pelle marrone, a sinistra in uno scatto che custodisce pubblicato sulla Prealpina ndr). Una passeggiata fatale. «Non c’era ancora la diffusione dei pagamenti elettronici come oggi, poche carte di credito in giro, e i soldi si muovevano in questo modo». Le cronache fin da subito parlarono di professionisti, del «commando venuto dai Balcani» che sparò con armi d’assalto, con uno “Sturmgewehr“ fucile d’assalto datato in uso a diversi eserciti, in particolare dell’Europa dell’Est, e dalle forze armate jugoslave.

Gente che sapeva sparare. E che non aveva scrupoli ad ammazzare in un contesto di fuoco scelto anche alla luce delle lamentele – successive – pronunciate dagli amministratori locali che fecero scoppiare il bubbone: troppe poche forze dell’ordine operative sul territorio, una situazione derivata dall’effetto catalizzatore di Malpensa. Un fatto recentemente suffragato dall’intervista di un carabiniere andato in congedo a gennaio che fu quella sera dirottato a Induno Olona dove arrivarono sul posto persino pattuglie dal nucleo operativo e radiomobile di Seregno, 60 chilometri, più di mezzora di strada (se coperta a sirena e lampeggiante, altrimenti oltre un’ora di viaggio). Poi, ancora, l’aspetto legato alla sicurezza.

Le guardie giurate recriminarono fin da subito l’insufficiente stipendio rapportato al rischio ma, a prescindere dai soldi, un contesto legato alla sicurezza che non rendeva tranquilli gli agenti privati. Che si misero in sciopero. «Ci eravamo fermati, non ricordo, forse addirittura per una settimana (confermato dai giornali dell’epoca). Abbiamo scioperato, ma ottenuto poco o niente. Certo, i panettoni sul viale vennero spostati. Venne decretato lo stop del prelievo notturno. Cose che non sono servite a molto».

Come l’introduzione delle armi lunghe. «Ci avevano dato in dotazione dei fucili calibro 12 a pompa, a nostro avviso assolutamente inutili per il servizio che facevamo. Le mani, quando hai in mano i soldi, devono essere libere, non impegnate per un fucile che ha peraltro una portata limitata: quelli avevano sparato da decine di metri di distanza, e con armi automatiche. Avevano avuto il tempo di mirare e fare fuoco. Alla fine i fucili a pompa li impiegavamo per aprire i portelloni dei blindati, come delle sorte di bastoni inutili». Inchieste delle forze dell’ordine e della Procura. Supposizioni e polemiche («poche pattuglie in strada»). Ma senza risultati, e con la consapevolezza di un colpo molto strano, atipico. «Sapevamo tutti in quei casi, cosa fare: di fronte ad una possibile minaccia la regola era sparare in aria, poi, nel caso di una risposta al fuoco, sdraiarsi a terra. Ma quella volta i rapinatori spararono per uccidere. Il collega, ferito ad una gamba si trascinò in una zona più protetta, riuscì a rispondere al fuoco, per essere colpito subito dopo».

Ora Loris non fa più la guardia giurata ma è tornato a fare il suo lavoro, che è la sua passione: aggiustare i motori, vederli partire, girare, come le ruote delle moto, altra passione che condivide con tanti iscritti al moto club. Certo quei fatti hanno lasciato il segno. «Sembra ieri che rivedo il giorno dei funerali dei due colleghi. Piazza san Vittore colma di gente, la chiesa piena e le lacrime degli amici. Poi un pensiero che suonava nella testa di tutti, in quei giorni: non si può morire così».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

Un giornale è come un amico, non sempre sei tu a sceglierlo ma una volta che c’è ti sarà fedele. Ogni giorno leali verso le idee di tutti, sostenete il nostro lavoro.

Pubblicato il 28 Gennaio 2024
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.