Operaio disperato si arrampica in cima alla gru
L'uomo, disperato perchè al suo primo giorno di cassa integrazione ha minacciato di buttaersi. I colleghi lo convincono: "Gesto dimostrativo lo ho fatto anche per loro"
Non doveva essere al lavoro, glielo avevano detto: «Max sei in cassa integrazione, domani stai a casa», ma lui, puntuale come sempre, questa mattina, venerdì 16 gennaio, si è presentato in cantiere, in Via Volta ad Albizzate. A determinare il resto degli eventi, probabilmente, la disperazione. Così stamattina B. M., Max per gli amici, operaio edile, si è arrampicato sulla gru più alta del cantiere e ha minacciato di buttarsi nel vuoto. Subito sono accorsi i Carabinieri di Albizzate e le camionette dei Vigili del Fuoco. Vano ogni tentativo dei soccorritori di convincerlo a smontare dal trampoliere, ad ogni accenno di avvicinamento degli uomini dei pompieri, l’operaio rispondeva salendo qualche metro in più, fin quasi a raggiungere la cima del macchinario. Le trattative sono così proseguite da terra. Alcuni colleghi sono intervenuti per convincerlo a non fare pazzie. L’uomo, al suo primo giorno di cassa integrazione era disperato, le condizioni della sua resa erano di poter parlare con qualcuno dell’Inps per capire i rischi ai quali andava incontro con la cig e i diritti che gli spettavano. Ma non solo, l’operaio ha approfittato dell’inconsueta attenzione che gli è stata rivolta per lanciare pesanti accuse nei confronti dell’azienda che lo aveva cassa integrato: «lavoriamo 10 ore al giorno – ha gridato più volte – dalle sette della mattina in situazione di insicurezza e come ricompensa ci mettono in cassa integrazione e ci pagano in ritardo. Non parlo solo a nome mio – ha proseguito l’operaio – parlo per denunciare la situazione di tutti i miei colleghi, lavoriamo lavoriamo e non riceviamo neanche i soldi per mangiare». Sul posto sono accorsi anche i delegati sindacali che più volte hanno invitato l’uomo a scendere per discutere insieme i suoi problemi e verificare le sue denunce. Alla fine, dopo quasi due ore di trattative, si è giunti a un compromesso, l’uomo è sceso intorno alle 13.50 e insieme al Maresciallo dei Carabinieri e agli uomini di Vigili del Fuoco ha visitato il cantiere per continuare la sua denuncia. «È stato un gesto dimostrativo – ha spiegato il lavoratore una volta a terra – dettato più che altro dalla disperazione, ma cercate di capirmi, lavoriamo come schiavi, vediamo i nostri padroni fare soldi a palate, e alla fine ci troviamo senza soldi per mantenere le famiglie e coi mutui da pagare». L’increscioso avvenimento si è chiuso dunque positivamente, un timore ha continuato però a serpeggiare tra i soccorritori, esplicitato solo dalle parole a mezza bocca del Maresciallo:«ho paura che di queste cose, visti i tempi, ne vedremo sempre di più».
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