Export Varese sotto shock: saldo commerciale dimezzato
I dati di Confindustria Varese nei primi tre mesi dell'anno evidenziano un calo delle esportazioni e una forte crescita delle importazioni, con saldo commerciale in contrazione del 43,2%
Non sono buone notizie quelle che arrivano dall’Ufficio studi di Confindustria Varese. Per un distretto industriale che ha nelle esportazioni la voce più importante del suo bilancio – oltre undici miliardi di euro in beni e servizi nel 2024 – i dati elaborati sui flussi Istat di commercio estero, indicano nei primi tre mesi dell’anno un calo del 2,2%, rispetto allo stesso periodo del 2024. Una flessione che deve preoccupare tenendo conto che l’export nello stesso periodo a livello nazionale è cresciuto mediamente del 3,2%.
Il rovescio della medaglia, ovvero le importazioni in crescita, confermano il quadro critico. In provincia di Varese crescono sensibilmente (+11,2%), arrivando a 2,5 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al resto del Paese (+ 6,2%) . Di conseguenza, il saldo commerciale, sebbene ancora positivo per 400 milioni di euro, si è ridotto drasticamente del 43,2% rispetto al primo trimestre 2024.
LUCI E OMBRE
Nell’export varesino ci sono luci e ombre con dinamiche differenziate nei vari settori produttivi e nei mercati di destinazione. La maglia nera per settore va al comparto dei mezzi di trasporto, con un crollo del 33,2%, dovuto in gran parte al forte calo dell’aerospaziale (-39,1%), altro punto di forza di questo territorio che ha Confindustria Varese tra i fondatori del Distretto aerospaziale lombardo e può vantare la presenza delle ammiraglie, ad ala fissa e rotante, di Leonardo. Potrebbe essere un effetto dovuto alla tempistica delle consegne delle prime commesse, destinato dunque a rientrare nel secondo trimestre. La serie storica nei due anni precedenti mostra una flessione del 37% nel 2023 e del 35% nel 2024.
Il calo dell’export comunque rimane consistente, considerato che
faticano anche i prodotti chimici (-2,5%), gli articoli in gomma e materie plastiche (-8,5%) e i prodotti della metallurgia (-6,9%). Tengono i macchinari e apparecchi meccanici (-0,1%) e i prodotti farmaceutici (-0,3%).
In forte crescita invece altri settori, con una buona tradizione ma più residuali in termini di volumi e numeri, come alimentari e bevande (+36,0%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+16,8%), apparecchi elettrici (+12,3%), tessile-abbigliamento-pelletteria (+8,6%), prodotti in metallo esclusi macchinari e attrezzature (+2,5%) e carta e stampa (+5,8%).
Nel dettaglio del tessile-abbigliamento-pelletteria, l‘abbigliamento guida la crescita con un +24,3%, seguito da articoli in pelle (+0,7%) e prodotti tessili (+1,1%).
CROLLA L’EXPORT IN CINA
Se si guarda ai mercati di destinazione, non è certo il cortile di casa, cioè l’area europea, a preoccupare. Nel Vecchio Continente le esportazioni sono stabili (-0,15), Tra i partner europei spicca la crescita della Germania (+7,2%), primo mercato della manifattura varesina (13,1% del totale) della Spagna (+22,3%), dei Paesi Bassi (+1,0%) e del Belgio (+5,1%). In flessione invece le esportazioni verso la Francia (-5,3%) e la Polonia (-3,6%). Sono i paesi extra Ue a preoccupare. La guerra commerciale tra Usa e Cina, la politica confusionaria dei dazi voluta da Trump e la coda lunga della Brexit fanno sentire il loro peso: Stati Uniti (-7,3%), Cina (-30,8%), Regno Unito (-13,9%) e Svizzera (-11,5%).
IL PESO DEL METALMECCANICO
Pur vedendo ridursi le esportazioni dell’8,4% e salire l’import mentre del 10,1%, il comparto metalmeccanico nei primi tre mesi dell’anno conferma ancora tutto il suo peso rappresentando il 53% del totale esportato. Seguono il chimico-farmaceutico (15%), il tessile-abbigliamento-pelletteria (9%) e gomma e materie plastiche (8%). L’export di gomma e materie plastiche è diminuito dell’8,5%, con contrazioni sia per gli articoli in plastica (-7,8%) sia per quelli in gomma (-17,5%). Il chimico-farmaceutico ha segnato un calo dell’export dell’1,6% e un aumento dell’import del 2,8%. I comparti in controtendenza sono: alimentari (+38,4%), bevande (+25,3%), carta e prodotti di carta (+5,8%) e prodotti della stampa (+4,0%) registrano tutti aumenti di rilievo. Al contrario, il legno segna un pesante -26,4%.
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