Il cipresso calvo
Nuovo appuntamento con il tour naturalistico del Varesotto del nostro lettore Teresio Colombo
Il g. 20/10 approfittando di una bella mattinata con sole limpido, aria con un filo di favonio ho pensato fosse opportuno raccogliere un certo numero di fotografie che potessero invogliare a vedere il parco Zanzi alla Schiranna di Varese, si tratta di un parco relativamente giovane con piante raramente monumentali spesso assenti in altri parchi perché devono adattarsi ad un terreno particolarmente umido e in qualche periodo dell’anno allagato.
L’albero con il maggiore numero di esemplari è senza dubbio il Cipresso calvo (1,2) (Taxodium distichum) pianta originaria dalla Florida dove cresce nelle zone paludose, pianta non comune nei nostri parchi, ricordo l’esemplare dell’isola Virginia sul lago di Varese molto bello, e quelli dell’isola di Brissago davanti ad Ascona di sviluppo rilevante; come il gingko e il larice anche il cipresso calvo cambia le foglie al cambio di stagione passando dal colore verde dell’estate a quello giallo oro ad inizio autunno e infine al rosso-bruno nel tardo autunno poco prima di cadere, altra cosa interessante di questi alberi è la presenza, in età adulta, dei pneumatofori, grosse protuberanze verso l’alto dell’apparato radicale che sono funzionali a rifornirlo dell’aria per alimentarsi; non si conosce una attività locale che sfrutti il legname, in altri stati utilizzato per fare travesine per le linee ferroviarie. Subito dopo si notano un certo numero di esemplari di Betulla verrucosa (3) (Betula pendula) ormai in abito invernale prive o quasi di foglie che, ingiallite alla fine dell’estate sono cadute con i primi venti autunnali, bellissima la corteccia bianca che rende la pianta facilmente riconoscibile, la betulla è utilizzata su terreni poveri di humus perché ritenuta una pianta pioniera per questo motivo non è difficile trovarla in terreni poveri con le radici all’aria perché abbattuta dal vento, dalle popolazioni del nord Europa è molto considerata per il calore che sviluppa bruciando, dai suoi tronchi si ritrae un legno commestibile e incidendo la corteccia fuoriesce una sostanza che taluni trasformano in “birra” aggiungendo anche il luppolo.
Poco più avanti notiamo la presenza di un Liquidambar (4) (Liquidambar styraciflua) pianta di origine nord americana diffusa in quasi tutti i giardini per la variabilità dei colori delle foglie che in autunno passano dal verde al giallo per finire al rosso-bruno, il nome deriva dalla resina quasi liquida che la pianta rilascia facilmente e che trova impiego in profumeria, il profumo di tale resina lo si può percepire strofinando una foglia.
Nel frattempo la mia attenzione viene attratta da una Folaga (5) (Fulica atra) che si avvicina con tutte le penne nere e la macchia bianca sulla fronte, le dimensioni particolarmente grandi della macchia bianca indicherebbero che l’esemplare sia maschio, per fortuna si è smesso di cacciarle così possiamo ritrovarle numerose sui nostri laghi, nel frattempo si avvicina un Cigno bianco (6) (Cygnus olor) con la bellezza delle sue bianche piume e la maestosità del portamento, anche questo esemplare dovrebbe essere un maschio entrambi gli animali sono abbastanza numerosi e sono abituati alla presenza umana tanto da avvicinarsi ai visitatori sempre alla ricerca di cibo.
Ritornando alla vegetazione del parco vediamo subito un bel esemplare di Salice bianco (7) (Salix alba) che si sente nel proprio ambiente con parte delle radici immerse nel lago, le foglie stanno ingiallendo, la corteccia bruno rossastra è tutta screpolata, poco più verso il centro del parco vedo un bellissimo albero con le foglie ancora tutte verdi di forma rotondeggiante irregolarmente dentate si tratta di Ontano nero (8,9,10) avvicinandomi noto i suoi frutti consistenti in piccoli strobili ormai aperti dei colore scuro e le infiorescenze maschili ancora chiuse; ricordo che un bosco di ontano nero è quello del versante sud del lago di Brinzio; poco distante si notano alcuni cespugli di Nocciolo comune (11,12) (Corylus avellana) con foglie ancora verdi ma i fiori maschili già molto sviluppati. Prima di abbandonare la zona invito gli interessati a venire presto al mattino a godersi l’alba con l’alternarsi dei colori dal verde al rosa dei monti che ne costituiscono lo sfondo e tornare al calare del sole che in autunno rende completamente rosso il paesaggio.
Sono sul punto di raggiungere l’auto al posteggio e vedo quella meraviglia di Platano orientale (13) (Platanus orientalis) che sfoggia la sa portentosa chioma pur trovandosi in posizione di elevato inquinamento fuori dal parco, con il tronco a chiazze di colore per il distacco della corteccia, anche questo è un albero che ama i luoghi umidi, le virtù di questa pianta sono notevoli basti pensare alla resistenza all’inquinamento, alla adattabilità alle potature che si ripetono annualmente per consentire il traffico anche di grossi mezzi ma, fatte queste considerazioni decido di tornare a casa perché oggi si pranza alle 12.45 ed è quasi ora dimettersi a tavola, avviata l’auto ed imboccato il viale a senso unico per tornare noto sulla sinistra alcuni esemplari di Quercia delle paludi (14,15) (Quercus palustris) anche se si tratta d giovani esemplari ritengo meglio fermare la macchina scendere e vedere di fotografare sia l’albero sia le foglie per meglio approfondire se si tratta di quercia palustre o di quercia rossa la struttura della foglia mi ha fatto decidere per la quercia di palude.
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