Treni soppressi, Trenord sotto accusa. E rispunta l’ipotesi FS
Presa di posizione di tutti i Comitati pendolari lombardi, l'assessore Sorte ne approfitta per fare spot per il referendum. Maroni invece ne ha parlato con l'ad di FS

«Un tasso di soppressioni record, mai viste così tante nella storia di Trenord. Se non in un caso, quando cinque anni fa il sistema collassò». È l’accusa arrivata da tutti i comitati pendolari di Lombardia di fronte alla raffica di soppressioni previste per il periodo estivo.
Molte soppressioni riguardano alcune linee secondarie, in particolare nella “Bassa”, dove si usano i treni Diesel, ma i disagi riguardano anche linee come la Treviglio-Bergamo. E in ogni caso la protesta ha fatto fare fronte comune a tutti i Comitati pendolari, che già si erano mossi singolarmente nelle settimane passate (qui quelli del quadrante Nord-Ovest, in cui è compresa la provincia di Varese).
Il coordinamento dei comitati pendolari imputa le cancellazioni estive a due motivazioni principali. Da un lato, il fatto che i treni più moderni richiedono «ancora più manutenzione del materiale vecchio a causa della maggiore complessità tecnologica e impiantistica»: «ne è una prova il numero di soppressioni registrate su linee gestite con materiali appena acquistati da Regione, treni delle serie più recenti che girano con l’aria condizionata guasta o che perdono acqua di condensa sui sedili o che girano con porte guaste per successivi giorni interi». E soprattutto i pendolari segnalano un altro problema definito «strutturale»: si parla infatti della «indisponibilità cronica di personale viaggiante» che diventa evidente a ridosso dei periodi di ferie, quelle estive ma anche quelle del periodo natalizio e d’inizio anno. «con picchi di cancellazioni che non possono essere attribuite ai guasti e ad un’azienda sana».
Dal versante dell’opposizione il Pd ha chiesto nuovamente investimenti e un piano di acquisto per 150 nuovi treni. «È quello che faremmo noi» ha detto il capogruppo Alessandro Alfieri, ostententando sicurezza in un campo in cui gli impegni di spesa richiedono decine di milioni di euro. «Investimenti [che] si possono fare da subito», senza attendere il referendum. «Tra un po’ ci diranno che se vince il Sì faranno i binari d’oro e sui treni serviranno champagne».
Alfieri non è andato molto distante, nell’iperbole. «Se vincesse il sì, avremmo le risorse per sistemare tutte le linee ferroviarie regionali e mettere delle Ferrari al posto dei treni» ha detto l’assessore alle infrastrutture Alessandro Sorte. Che nel frattempo, più concretamente, deve far fronte al pasticcio combinato con il Canton Ticino, che rischia di togliere 1,8 milioni di euro l’anno al trasporto pubblico transfrontaliero (mercoledì previsto l’incontro in Regio Insubrica).

Il presidente di Regione Roberto Maroni ha rinviato la risposta prima di tutto a Trenord: «ho chiesto alla società di rispondere subito, ed è quello che farà», ha assicurato ieri. La prima risposta di Trenord è arrivata a stretto giro.
Quanto agli interventi nel futuro, nelle parole di Maroni c’è un riferimento significativo: «Sono interessato a capire che cosa serve per evitare questi disagi: investimenti, nuovi treni, miglioramento della rete. Ne ho parlato con l’amministratore delegato di Fs Renato Mazzoncini nei giorni scorsi». Il gruppo FS sta rafforzando il suo ruolo nel trasporto pubblico locale: con un bilancio da miliardi e una redditività da record, la società guidata da Mazzoncini sta facendo acquisti tra le società locali (ad esempio con l’ingresso nella Metropolitana 5 di Milano con il 36%). Oggi Trenord vede partecipazione paritetica tra la statale Trenitalia (FS) e la regionale FNM, ma da tempo è sul tavolo l’ipotesi di una maggiore partecipazione del gruppo FS.
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