Dal 2009, chiuse a Varese quattro primarie
Le stime nazionali parlano di un milione di studenti in meno in 10 anni. A settembre, la scuola varesina ha contato 700 alunni in meno, nell'infanzia spariti 5000 bimbi in tre anni

È dal 2011 che il mondo della scuola subisce rivoluzioni e cambiamenti legati per lo più a motivi economici. Allora venne emanata una normativa che disponeva la costituzione dei comprensivi, con la verticalizzazione ( dall’infanzia alla secondaria di primo grado) per concentrare la parte amministrativa e dirigenziale. Le scuole della nostra provincia, già “verticalizzate” in gran parte, furono messe completamente a regime.
Nel corso degli anni successivi, la composizione dei singoli comprensivi si è modificata, spesse per ragioni di popolazione studentesca.
Quest’anno, dall’anagrafe scolastica sono scomparse due primarie: l’Addolorata a Varese, accorpata alla Mazzini, e la Dante di Caronno Pertusella assorbita dalla Sant’Alessandro. In entrambi i casi, la decisione presa dalle amministrazioni è legata al basso numero di iscrizioni, poche per rispettare i requisiti previsti dalla normativa.
Il problema, certamente non è nuovo: negli ultimi 9 anni, la città di Varese ha perso ben 4 primarie. Si è cominciato nel 2009 con la chiusura definitiva della scuoletta della Rasa Mameli , da sempre struttura multiclasse che, però, aveva perso nel tempo anche i suoi pochi bimbi. Si è continuato nel 2011 con la De Amicis di Valle Olona, una grande struttura dove occorrevano interventi strutturali ma che non attirava più bambini ( e che oggi langue abbandonata). Si è quindi arrivati alla scelta di disdire l’affitto nella palazzina che ospitava l’Addolorata, trasferita in via Como nella Mazzini e poi inglobata in essa. Ultima in ordine di tempo la Canziani del Montello che ha dovuto lasciare la sua sede definita inagibile per gravi carenze strutturali ( non certo per mancanza di iscritti) e spostata nei locali di via Busca con la Don Bosco.
E, in mezzo, alle chiusure, tante storie di prime saltate con timori per il futuro ( dalla Cairoli, alla Galilei, alla Foscolo) e di scelte di investire in novità e innovazioni tecnologiche e pedagogiche.
Il punto, però, è che il numero di alunni si sta riducendo e il trend è drammaticamente in crescita : in quindici anni la popolazione scolastica è aumentata del 10% all’infanzia, del 18.23% alla primaria, del 16,27% alle medie e del 21,15% alle superiori, ma il campanello d’allarme è iniziato a suonare quattro anni fa con la perdita di 5000 iscritti nelle scuole dell’infanzia. Le stime nazionale parlano di un milione di iscritti in meno tra dieci anni. A settembre, la scuola varesina contava 700 studenti.
Nel prossimo triennio, i nuovi ingressi nella scuola dell’obbligo saranno in caduta libera, così da mettere a rischio la tenuta di molte istituzioni scolastiche già ridotte a una sezione.
Ogni comunità, che siano piccoli paesi o quartieri di città, difende strenuamente il simbolo attorno a cui riconoscersi e ritrovarsi. La normativa, però, non ammette deroghe: il personale docente viene stabilito in base alla popolazione totale del comprensivo. Il rischio è quello di non avere più docenti. Così come il rischio è quello di costruire comprensivi con un numero eccessivamente elevato di scuole, talmente sparse sul territorio da risultare ingestibili dal dirigente. Senza contare gli investimenti in tecnologia e laboratori che non basterebbero per tutti.
Presto le comunità arriveranno al bivio: scegliere di accorpare e allearsi con il paese confinante, o mantenere un’identità impoverita e indebolita in forze e risorse.
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