Il ragazzo mulatto che alla maturità del 1939 difese gli studenti ebrei
Era figlio di un generale italiano e di una principessa eritrea, difese due ragazzi tra cui la futura stilista Roberta Di Camerino. Nel Dopoguerra visse a Gallarate, è stato identificato dopo una lunga ricerca

È l’estate del 1939, una classe di Venezia si prepara alla maturità. In un angolo ci sono altri due studenti, da parte: sono ragazzi ebrei, espulsi dalle scuole del Regno e costretti a presentarsi da privatisti. Gli altri studenti sono già concentrati in vista della prova, quando uno di loro si alza: «Volevo sapere perché quei candidati sono tenuti da parte». Di fronte all’imbarazzata replica dei professori, non demorde e anzi fa un gesto eclatante, prendendo un banco e sedendosi al loro fianco: «E perchè sono ebrei, vero? Se è per una questione di razza, nemmeno io sono ariano, come certo non vi sarà sfuggito. Perciò, con il suo permesso…».
Il protagonista si chiama Ludovico Spròcani (nella foto) e il motivo per cui non è ariano è subito detto: è mulatto, figlio di un generale italiano e di una principessa eritrea, nato a Cheren, città dell’Africa Orientale Italiana. L’episodio è avvenuto in un liceo di Venezia e dopo tanti anni il profilo di Sprocani è stato ricostruito dallo storico e giornalista Alessandro Marzo Magno, che ha rintracciato un erede e ha pubblicato oggi un lungo articolo su Macro, supplemento culturale del Gazzettino.
Cosa c’entra con la nostra zona? È presto detto: Sprocani nel Dopoguerra si è trasferito con la moglie, veneziana, a Gallarate: faceva l’agente di commercio e ha vissuto in un palazzo di via Mazzini, qualche vicino di casa gallaratese ancora lo ricorda. È una figura interessante, per le sue origini, per certi versi anche per le sue motivazioni politiche (rimase monarchico, disprezzava Vittorio Emanuele III ma aveva grande rispetto per Umberto II). Morì nel 1983.
La ricostruzione di Alessandro Marzo Magno è partita dal libro di memorie di una ragazza ebrea, Giuliana Coen, divenuta poi la stilista Roberta Di Camerino. L’articolo completo lo trovate qui.
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