I profughi lasciano il Plaza, molti senza meta
Tutti i ragazzi ospitati hanno dovuto lasciare la struttura e dovranno trovare una nuova casa. Alcuni se ne erano già andati, altri non sanno dove andare
«In giro». La meta che va per la maggiore, tra quelle dichiarate dai profughi che da oggi hanno lasciato l’hotel Plaza, è proprio questa: «in giro».
Dopo due anni è finito il periodo di accoglienza, dopo due anni durante i quali quell’hotel era diventata la loro casa le sue porte adesso si chiudono. Con oggi é finita la proroga concessa dal ministero e quindi anche la fase di "accompagnamento" cominciata dopo l’enorme ondata migratoria causata dagli sconvolgimenti in Nordafrica.
Tutti i ragazzi ospitati hanno dovuto lasciare la struttura e dovranno trovare una nuova casa. Alcuni se ne erano già andati seguendo il filo dei contatti che si portavano dall’Africa. Hanno raggiunto amici e parenti in Francia, Germania o nord Europa.
Chi é rimasto fino ad oggi era stato avvisati per tempo, anche dal direttore del Plaza che in questi anni ha seguito i ragazzi come più di un semplice albergatore. Tuttavia sono ancora in tanti a dire non sapere dove andare ne cosa fare.
In realtà lo dicono, alcuni, con il sorriso sulle labbra, con l’aspetto di chi in ogni caso se la saprà cavare. Ma é difficile interpretare realmente i pensieri di questi ragazzi, tutti tra i 20 e i 30 anni, che sanno che comunque andrà, difficilmente sará qualcosa di peggio di quello che si sono lasciato alle spalle.
Altri, invece, no. Sono proprio preoccupati: «questa notte dormirò in stazione, la prossima ancora e poi non lo so». Un ragazzo di 24 anni racconta di non avere amici, a differenza di altri che presto li raggiungeranno o nelle grandi città italiane o all’estero: «non so proprio dove andare – spiega -, di lavoro qua non se ne trova. Le uniche cose che sono riuscito a fare é il lavoro in comune». Alcuni di questi ragazzi sono gli stessi che hanno partecipato ai corsi e ai lavori organizzati dal comune di Varese con Aspem e gli uffici comunali. In pochi di loro sono poi riusciti a trovare un lavoro da queste parti, «c’è crisi dicono ovunque chiediamo».
Così questa mattina erano tutti in fila a raccogliere le ultime cose rimaste in hotel e raggrupparle nelle valige che si trascineranno nel loro viaggio, lungo o corto che sia.
Per ognuno di loro é stato preparato un assegno da 500 euro da incassare allo sportello della Banca d’Italia, é l’ultimo aiuto che ricevono dallo stato italiano.
Alcune associazioni che li hanno seguiti ad aiutati in questi anni avrebbero preferito un altro tipo di intervento, qualcosa che li potesse accompagnare gradualmente a questa nuova fase. In alcune città in provincia di Varese ci sono riusciti. Qui al Plaza si stanno organizzando da soli, con l’aiuto di alcuni volontari e associazioni con i quali sono entrati in contatto durante questo periodo.
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