Per finanziare un’impresa non esiste solo la banca
Gli strumenti alternativi al credito bancario esistono e le imprese iniziano ad usarli. Anna Gervasoni, docente all'Università Liuc, sull'argomento ha pubblicato "Come finanziare l'impresa" (Guerini Next)
 
																			
                        
						
						
						
						Quando si discute di cambiamento all’interno del sistema imprenditoriale italiano, un punto fondamentale riguarda i vari strumenti alternativi alle banche per finanziare l’impresa, ovvero: private equity, venture capital, crowdfunding e quotazione in borsa. Anna Gervasoni, docente di economia e gestione delle imprese e di finanza d’impresa all’università Liuc di Castellanza, su questo argomento ha appena pubblicato un libro dal titolo “Come finanziare l’impresa“(Guerini Next).
Presentando il suo libro, il rettore della Liuc Valter Lazzari ha detto che siamo in un periodo di grande liquidità, grazie all’intervento della Bce. Ma, nonostante il contesto favorevole, il finanziamento dell’impresa rimane un problema. Per quale motivo?
«Perché in Italia si fa molta fatica a fare innovazione finanziaria: è più facile andare in banca che ricorrere agli strumenti alternativi. Ciò non toglie che per un’impresa potrebbe essere interessante e conveniente valutare queste forme di finanziamento, sia sul lato del debito che su quello del capitale di rischio. Parliamo di strumenti che non essendo in contrasto con quelli di natura bancaria, possono svolgere un ruolo complementare. Anzi la presenza, ad esempio, di un private equity, cioè di un socio che mette nell’impresa capitale di rischio, può’ facilitare i rapporti con la banca».
Quattro anni fa lei presentò uno studio che evidenziava in Italia la presenza di un mercato del venture capital molto marginale. Nel frattempo è cambiato qualcosa?
«È aumentata la sensibilità sul tema da parte del legislatore, stimolata anche dalla presenza di giovani imprenditori e start-up che sfruttano queste opportunità per accedere al mercato dei capitali di rischio. La stessa riforma dei minibond ha ampliato le possibilità di finanziamento soprattutto a favore delle pmi che oggi iniziano a essere consapevoli di poter andare oltre la banca».
Quanto conta nella scelta di questi strumenti l’età di chi ha la governance dell’impresa?
«Conta, perché il ricambio generazionale favorisce l’avvicinamento a queste forme di finanziamento. Ma è il mondo che, cambiando, in qualche modo ti costringe a misurarti e confrontarti con nuovi modelli».
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