Grazie al “Garbosi” abbiamo perso “l’acca”

Le mamme dei ragazzi di "Vharese", associazione sportiva per disabili intellettivi, raccontano la bella esperienza vissuta durante il torneo di basket disputato nel weekend pasquale. «Applauditi sul parquet del palazzetto: è quello di cui abbiamo più bisogno»

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Garbosi: la premiazione 4 di 27

vi invio la lettera preparata da alcune mamme della nostra associazione sportiva per disabili intellettivi dopo che la nostra squadra di basket ha avuto l’invito ad effettuare due partite dimostrative all’interno della XXXa edizione del Memorial Enrico Garbosi di basket giovanile. Sarebbe bello vederla pubblicata sulle vostre pagine.
Grazie per la collaborazione, Anna Sculli del Vharese.


Carissimo Enrico,
noi mamme del Vharese con l’H, una graziosa associazione che permette a tanti ragazzi disabili intellettivi di giocare a basket, a calcio (nella foto i ragazzi con il Varese 1910), a bocce, sciare e nuotare, non abbiamo avuto la gioia di conoscerla ma, chissà perché, pensiamo invece di esserle amiche da sempre. Ogni attimo della nostra partecipazione alle manifestazioni sportive è governata dall’emozione, ma quella provata al torneo che porta il suo nome è stata particolarmente speciale. Quando ci è stata offerta questa possibilità, dopo un momento di ovvia incredulità, il petto si è gonfiato di orgoglio. I nostri ragazzi avrebbero avuto una vetrina qualificata dove mostrare le loro capacità, il loro impegno e soprattutto la loro passione. Stando dall’altra parte abbiamo come sempre dato ampia disponibilità ma dentro di noi ha avuto inizio una novena di preoccupazioni, speranze e raccomandazioni.

Sabato 11 aprile ritrovo al Campus
. Sono in tanti gli atleti del Vharese e così è possibile organizzare una partita con due squadre ben fornite a livello di cambi ma soprattutto equilibrate quanto a capacità dei singoli. All’inizio i ragazzi si guardavano intorno evidentemente alla ricerca di un pubblico che purtroppo di regola non hanno. Chiunque (ma soprattutto noi genitori/accompagnatori) poteva percepire quella tensione. Negli spogliatoi è stato il solito confuso parlottare, toni delle voce tesi ma certamente speranzosi. Eccoli pronti. Divise rosse (graziosamente dateci dalla Pallacanestro Varese come sempre splendida) e divise gialle (queste che già in passato li hanno fatti definire come simpatici pulcini cresciuti). Scendono in campo. Sugli spalti il pubblico comincia ad esserci e l’emozione cresce. La partita ha inizio con i ragazzi che danno veramente il meglio di sé. Non li vedevamo giocare così convinti e precisi da molto tempo. Non può esserci dubbio, la gente è certamente il fattore K decisivo. Il gioco scorre veloce con capovolgimenti di fronte continui. Canestri e applausi. Una gran gioia per tutti. Gianni Chiapparo li incita, li consola, evidentemente li ama e non perde occasione per sollecitare il meglio di loro. Alla fine grande ovazione e sorrisi per tutti. Ma non è finita.

Lunedì è la volta del Palazzetto!
Lunedì 13. Sono da poco passate le nove, l’appuntamento è fissato per le dieci ma molti sono già arrivati. È segno che hanno già vestito i panni degli atleti pronti ad affrontare la tenzone. C’è molto fermento ma fa tutto parte del gioco. Dobbiamo rivedere le squadre perché la giornata festiva ha portato qualche defezione. Ecco che si avvicina il momento. Sono pronti. La finale degli under 13 si è conclusa e tocca a loro. Il Palazzetto è gremito. I colori, le voci, la musica potrebbero generare confusione ma i nostri ragazzi sembrano non avvedersene. Chiamati in campo scendono srotolando il loro striscione, simbolo dell’appartenenza alla città di Varese di cui portano il nome con quell’H in più che li caratterizza. È impossibile descrivere i loro volti. Sono una maschera di felicità, emozione, orgoglio. Vogliono dimostrare ciò che sono e ci riescono in pieno. Canestri, gioco, difesa, attacco. Tutte parole che qualcuno potrebbe pensare lontane dai nostri ragazzi e che invece interpretano con forza e orgoglio. Realizzano persino delle “bombe” suscitando le ovazioni del pubblico e degli atleti. Per ben due volte i ragazzi del Vharese sono scesi in campo e per ben due volte sono stati applauditi e incoraggiati. Hanno bisogno di questo! La delusione degli spalti vuoti, troppe volte, è più frustrante di una partita. Siamo alla premiazione (nella foto con il consigliere nazionale Fip Giancarlo Salvetti) e la loro sfilata ci inorgoglisce. Fra tanti ragazzi felici e festanti ci sono anche i nostri. Sorridenti e felici. Gli stessi sorrisi disegnati sul volto di sua moglie Miriam e di suo figlio Fabrizio che non abbiamo voluto disturbare ma che da quel giorno sono dei "nostri". Noi genitori abbiamo visto anche lei, su in alto, dove al posto dei riflettori ad illuminare il palazzetto era la sua espressione di gioia. La stessa di persone come Paolo Vittori, Gianni Chiapparo, Bruno Bianchi, Gregorio Barilà che ci ha donato un contributo frutto del torneo dedicato a suo figlio Graziano, e naturalmente al “nostro” Roberto Bof. Un pubblico vero e tanti amici che ci hanno fatto sentire mamme di Varese. Senza l’H.

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Pubblicato il 21 Aprile 2009
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