“Le case delocalizzate? Diamole ai terremotati”
La proposta di un cittadino fernese: "Sarebbe la destinazione ideale per il post emergenza". Il sindaco Cerutti: "Idea fuori luogo, troppi gli interventi da fare"
Il terremoto in Abruzzo solleva le più diverse spinte alla solidarietà. Ultima in ordine di tempo è la proposta di Cristian, cittadino di Ferno, comune a pochi passi da Malpensa: «Vi scrivo in merito al possibile utilizzo delle case oggetto di delocalizzazione ubicate in prossimità di Malpensa (Ferno, Lonate Pozzolo e Somma Lombardo) da parte delle persone che hanno perso la casa in Abruzzo, in attesa di ritorno nelle loro abitazioni – scrive il lettore -. A mio parere la cosa sarebbe
immediatamente realizzabile in quanto: si tratta di immobili sicuramente ancora in ottimo stato di conservazione; a pochi metri da tali abitazioni ci sono case abitate dai residenti in zona; le scuole potrebbero benissimo accogliere i bambini in età scolare; il traffico aereo è calato sensibilmente con il ridimensionamento di Malpensa. Sarebbe proficuo curare la manutenzione di questi immobili per utilizzarli in caso di emergenze legate a calamità naturali». Pronta la risposta del sindaco di Ferno, Mauro Cerutti, sentito in Regione a Milano mentre con i colleghi di Somma e Lonate stava proprio affrontando una riunione sul tema delocalizzazione: «Mi sembra un’idea fuori luogo – commenta a caldo -. Molte sono murate per non farci entrare malintenzionati di varia provenienza, tante altre sono in condizioni pietose dopo anni di abbandono. Stiamo proprio in questi momenti decidendo un piano per gestire il futuro coordinando gli interventi». Alcuni degli stabili nei tre comuni sono stati affidati alla Protezione Civile o ad altre associazioni come i carabinieri in congedo, altri spazi sono destinati a diventare la base logistica delle compagnie che stanno investendo nello scalo varesino: «C’è poi l’aspetto dell’incompatibilità con la residenza sancito da leggi che hanno obbligato le persone a spostarsi negli anni scorsi – prosegue Cerutti -. Certo, se lo Stato garantisce la bonifica per un periodo congruo di tempo con tutto il contorno di protezione civile, scuola e cambi di residenza ci si può pensare, ma sarebbero tanti i soldi in ballo».

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