Biciclette per la Costa d’Avorio

Grazie alle biciclette, infatti, i ragazzi della Costa d'Avorio non solo si avvicineranno al ciclismo, che non è praticato in Africa, ma inseguiranno, in sella ad una bici, un sogno

Le prime cento biciclette partiranno a giorni per la Costa d’Avorio. E ad attenderle ci saranno altrettanti bambini che, da quel momento, cominceranno a praticare uno sport dalle profonde radici varesine. Obiettivo: esportare il nostro ciclismo in Africa, affidare nuovamente allo sport, e questa volta allo sport sulle due ruote, un compito diplomatico, da un lato, e di promozione umana e sociale dall’altro. Grazie alle biciclette, infatti, i ragazzi della Costa d’Avorio non solo si avvicineranno al ciclismo, che non è praticato in Africa, ma inseguiranno, in sella ad una bici, un sogno: imparare la disciplina e portarla avanti a livello agonistico, affinché in futuro si aprano per loro orizzonti professionali e sportivi che altrimenti resterebbero un miraggio.
Ed ecco quindi che oltre ad uno strumento di promozione umana, la bici diventa anche un veicolo per raggiungere traguardi importanti nella vita, a cominciare da quelli professionali. Correre in bici, per diversi di loro, diventerà sport professionistico. E, probabilmente, in un futuro nemmeno troppo lontano, vederemo correre anche sulle strade d’Italia ciclisti con le maglie di squadre africane.
Da oggi infatti, lo strumento ce l’hanno. La bici è stata realizzata appositamente dalla Rowa per la Costa d’Avorio, con un pool di sponsor varesini specialisti delle due ruote (a cominciare da Shimano), ed è destinata a correre sulle strade africane. Una bici creata ad hoc, con marchio e logo della Costa d’Avorio. Gli imprenditori varesini, guidati da Fabrizio Iseni, che è console onorario del Paese africano a Milano, che fanno parte dell’Associazione del Commercio Italo-Ivoriano, hanno finanziato l’iniziativa (battezzata "Courir pour la Cote d’Ivoire" cioè correre per la Costa d’Avorio), nonché la produzione e l’invio delle bici in Africa. Iniziativa che è stata presentata l’altra sera a Lonate Pozzolo: "La bicicletta è uno dei più antichi mezzi di trasporto – ha spiegato il Console Iseni – ed è lo strumento di uno degli sport più belli e più nobili, di grandi tradizioni italiane e varesine. Gli imprenditori, i rappresentanti istituzionali e il Consolato della Costa d’Avorio hanno pertanto deciso di tendere una mano ai bambini africani, e di promuovere questo sport laddove non è stato mai praticato". Fra gli ospiti che hanno tenuto a battesimo l’iniziativa, c’era Gianni Bugno: "Il ciclismo – ha detto il campione delle due ruote – ha veramente bisogno di nuove frontiere e di nuove iniziative. Questa, che è destinata ai giovani di un Paese lontano, è importantissima, perché avvicinerà nuovi ragazzi al ciclismo, e la seguiremo con attenzione". Alla serata erano presenti, fra gli altri, i rappresentanti della Federazione ciclistica e del Coni, nonché di società sportive varesine. Caterina Palmieri, cioè Lady Shimano, come la conoscono in molti, è stata l’autorevole madrina: "Quando sono arrivata in Costa d’Avorio, la prima volta, mi hanno colpito le centinaia di bamini che correvano a piedi. E ho notato che non c’erano biciclette. Come è possibile, mi sono chiesta? Un Paese senza biciclette? Così abbiamo deciso, con il Console Iseni, di avviare questo progetto, per esportare le bici e il ciclismo". Aiutare i popoli nella propria terra, peraltro, è anche il messaggio diplomatico affidato allo sport.
Di fatto parte dunque un gemellaggio sulle due ruote, fra l’Italia, e in particolare la Provincia di Varese, e la Costa d’Avorio. E la terra d’Africa sarà la destinazione delle tradizioni ciclistiche varesine. Alcuni imprenditori che aderiscono all’Associazione del Commercio Italo Ivoriano, infatti, sono già pronti ad aprire negozi e show room ad Abidjan. Come si sta già facendo con il calcio, dunque, il ciclismo diventa essenziale strumento di promozione umana e sociale e arriva laddove la politica spesso non riesce. Già con l’invio delle prime cento biciclette saranno creati creare team ciclistici per dare appunto un futuro ai ragazzi. I quali non nascondono il loro grande sogno: confrontarsi, un giorno, a livello agonistico e professionistico con i nostri ragazzi italiani.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Maggio 2009
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