La statua è nel macello, ma ha le braccia rotte
La donna che raffigura l'unità d'Italia manca dai giardini del 1956. Il giallo dei soldi per restaurarla
La statua dell’Italia Unita è un po’ come il giallo dell’estate. Ne è convinto Alessio Nicoletti, il consigliere comunale che ha chiesto, con una interrogazione, di ricollocare l’opera sopra la grotta artificiale del giardino di Palazzo Estense. Una richiesta tutto sommato innocente, ma che nelle città a governo leghista assume quasi il valore di una provocazione simbolica verso il partito di Bossi.Il consigliere ha compiuto una ricognizione in comune e sostiene che la statua è stata collocata in un magazzino nel macello civico di viale Belforte. L’opera rappresenta una donna con una spada sguainata. E’ realizzata in pietra di Viggiù, colore beige chiaro, materiale facilmente rintracciabile, è alta 250 centimetri, la base è 90 per 80, il peso è 45 quintali. E’ del 1869, l’autore è il viggiutese Giovanni Franzi e richiama vagamente la statua della libertà, per il suo braccio alzato.
E’ rimasta al suo posto fino al 1956.
L’opera sarebbe anche tutelata dalla soprintendenza, la quale ha dovuto dare qualche anno fa anche un parere sul restauro della stessa. E qui sta il bello. Perché, secondo Nicoletti, pare che ci siano persino da qualche parte, nei cassetti del comune, 10mila euro già stanziati per aggiustarla. La notizia fu data dalla stampa locale nel dicembre 2005: si trattava di un finanziamento contestuale a quello di di 450mila euro per la chiesa di Sant’Antonio alla Motta (lavori poi effettuati), con 10mila euro per la statua comunale, da parte della attuale Ubi banca. “Chiederò con una comunicazione ufficiale se davvero quei soldi ci sono come mi è stato detto, perché non siano stati utilizzati e se vi siano resistenze di tipo politico da parte dei leghisti” spiega il consigliere di opposizione.
Alla statua, in questo momento mancano le braccia. Nicoletti si apppella a tutti gli uomini di cultura. La proposta di Movimento Libero arriva dopo una proposta del consigliere Stefano Clerici del Pdl (cantare l’inno prima del consiglio comunale), ed è stata seguita da un’altra del consigliere Fabrizio Mirabelli del Pd (aggiustare tutte le scuole).
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