Veltroni torna a Varese in veste di scrittore, “Dobbiamo tornare a parlare di “Noi””

L'ex segretario del Partito Democratico è stato alla festa del Pd alla Schiranna per presentare la sua ultima fatica editoriale "Noi". Un libro con cui ha voluto raccontare la storia degli italiani in epoche differenti

Ha deciso così, per il momento, Walter Veltroni: girerà l’Italia presentando la sua ultima fatica letteraria, “Noi”, un’opera che l’ex segretario del Partito Democratico ha scritto intrecciando voci, destini, ricordi, eventi, canzoni, film, sentimenti e passioni di quattro generazione e epoche diverse, e che ha voluto dedicare a Vittorio Foa.
Un’attività che suscita qualche invidia anche nell’attuale segretario Dario Franceschini alle prese coi livori e le battaglie della corsa alla segreteria del partito. Così concluse ad esempio il suo intervento alla festa nazionale del Pd a Genova: «Walter? Lo invidio molto, io ho dovuto interrompere la scrittura del mio terzo romanzo perché chiamato dall’onere di traghettare il partito in un momento delicato». Veltroni, invece, questo onere non lo ha più, o perlomeno non nella veste di segretario e massimo reggente del partito, e quindi può permettersi il vezzo della scrittura e il piacere dei confronti, ed è così che dopo il bagno di folla della scorsa campagna elettorale all’esterno del teatro Apollonio è tornato a Varese, più in sordina, alla festa del Partito Democratico alla Schiranna, senza la confusione e l’attenzione che i media prestavano ad ogni suo movimento in campagna elettorale. E davanti a centinaia di persone accalcate all’interno del tendone che ospitava l’incontro presentato dalla responsabile della cultura del Pd varesino Luisa Oprandi, Veltroni ha cominciato a raccontare, partendo dal significato di quel “noi” che titola il suo libro.
Un significato che si dispiega lungo tutto il percorso compiuto dall’opera, «Un libro – spiega direttamente Veltroni – che vuole raccontare la storia di una famiglia italiana lungo quattro stagioni diverse». Una ambientata nel 1943, «quando cade il fascismo e l’Italia crede sia in arrivo finalmente la pace». Per poi passare al 1963, «quando l’Italia ha la sensazione che tutto stesse sbocciando». E ancora nel 1980, «il più orrendo degli anni – spiega Veltroni – un anno di stragismo e terrorismo», che in “Noi” viene raccontato attraverso la storia di un bambino, che vede il terrorismo solo di riflesso, e vive la separazione dei propri genitori e, quindi, la disgregazione della propria famiglia. Ed è proprio il tema della disgregazione che sembra al centro del libro e che da un’altro, vero, significato a quel “Noi”.
Veltroni lo spiega bene raccontando l’ultima stagione che ha voluto rappresentare, una stagione ambientata nel futuro, nel 2025. «Ho immaginato quell’epoca – racconta Veltroni – proiettando e amplificando tutti i difetti di oggi, ho immaginato una società che dice di occuparsi solo di se stessi, fregandosene degli altri, dove l’individuo è frantumato, escluso dalle relazioni sociali».
Ed è questo il nodo del racconto, il vero significato che l’ex segretario del Pd sembra dare a quel “Noi”. «Io vedo nell’esaltazione dell’individualismo – dice Veltroni – la mina più pericolosa per la nostra società. Se nell’epoca in cui sono tamontati i totalitarismi riappropriarsi di quell’io aveva un senso ed è stata una liberazione, adesso questo estremo individualismo a cui siamo continuamente sospinti sta provocando l’eccesso opposto. L’idea che nell’epoca della globalizzazione quell’io individualista debba guidare la nostra società è l’inizio della fine». «La vita – sintetizza – è vita solo nelle relazioni con gli altri». Questo il messaggio più forte che il Veltroni scrittore vuole trasmettere col suo libro: «Smettere con quell’io e tornare a parlare di “Noi”».
Un altro tema importante che Veltroni spiega di aver voluto affrontare è la memoria, «senza memoria – ha spiegato – siamo come i replicanti del film Blade Runner, incapaci di provare emozioni. Il nostro è un paese che è caduto molte volte, ma che altrettante si è rialzato, però deve imparare ad avere memoria di se altrimenti ricadrà per sempre nei suoi errori».

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Veltroni alla Schiranna 4 di 30

Ma è proprio così, accantonato l’impegno politico, Veltroni ha veramente deciso di dedicarsi alla letteratura? Per la verità, approfittando di questo suo tour letterario, qualche parola sulla politica ha approfittato per dirla, a suo modo. Dopotutto non è un mistero il suo appoggio alla candidatura di Franceschini, suo passato vice, nella corsa per la segreteria del Pd. A Varese la politica ha deciso di affrontarla in questo modo. «L’Italia è un paese che avrebbe il diritto di andare a testa alta nel mondo, e invece è ingrigito, incupito. Siamo un paese – spiega Veltroni – dove un Corona qualsiasi, diventato celebre a causa delle sue vicende giudiziarie, diventa ospite d’onore nelle discoteche dei giovani. Ma questa non è l’Italia, è solo un pezzo dell’Italia. Noi siamo un paese molto più profondo, fatto di piccole e medie imprese, fatto di artigiani, di lavoratori, di insegnanti, di giovani intraprendenti. Verrà il giorno che il nostro paese riconoscerà la sua ricchezza, verrà un giorno in cui qualcuno avrà il coraggio di sconfiggere i mali che lo affliggono, verrà il giorno in cui avremo il coraggio di sconfiggere tutte le nostre mafie come hanno fatto in America dove – continua Veltroni lanciando una piccola frecciatina sulla polemica attuale – la mafia l’avevamo portata noi, a proposito di immigrazione».

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Pubblicato il 29 Agosto 2009
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