“Seminiamo speranza sui terreni delle mafie”
Storie di mafia e storie di speranza. Don Luigi Ciotti, presidente di “Libera”, ha portato tutta la sua esperienza e il suo impegno nell’incontro tenuto nella chiesa parrocchiale
Storie di mafia e storie di speranza. Don Luigi Ciotti, presidente di “Libera”, ha portato tutta la sua esperienza e il suo impegno nell’incontro tenuto nella chiesa parrocchiale di Solbiate Arno. Un momento di riflessione e di preparazione alla “XV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” che si celebrerà in Lombardia, a Milano, sabato 20 marzo.
Ad ascoltare le parole del prete che ha fatto della lotta alla mafia il centro della sua battaglia educativa ieri sera c’era una chiesa stracolma di persone, molti volti dell’associazionismo, molti insegnanti e studenti che partecipano ai progetti di Libera e molti anche i fedeli che si sono sentiti raccontare i mille volti della mafia, e le caratteristiche di un fenomeno che «non si può considerare un fatto del sud», perché è anche qui, «nel nord che produce e muove soldi».
Don Ciotti ha parlato di «una mafia borghese che fa affari vestendo il colletto bianco», e che sarà imbattibile fino a quando non si prenderà coscienza di una verità: «bisogna andare al di là delle mafie, perché il vero viatico alla fenomeno mafioso lo da la corruzione e la illegalità diffusa. Ma anche quella legalità che è una continua mediazione tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Quei comportamenti border line e quelle “innocue” violazione delle regole anche più banali». Proprio grazie a questi comportamenti si crea quel “terreno fertile” per la mafia che, secondo il parroco, «è diventata assolutamente trasversale al paese».
E per chi nutrisse dei dubbi basta citare un dato, «la Lombardia è la regione italiana al primo posto per il narcotraffico della cocaina». Del resto lo testimonia anche la lunga scia di sangue che in questi anni ha attraversato la nostra provincia, sangue versato per mano della mafia.
Una delle cause più gravi, racconta don Ciotti, è stata la legge sul soggiorno obbligato, «quello è stata un errore della politica, un errore dettato dalla scarsa conoscenza del fenomeno, perché con il soggiorno obbligato la mafia ha esteso le sue radici in tutta Italia, adattandosi alle caratteristiche del territorio». Ne è seguita una vera e proprio mutazione genetica, «la mafia – dice Don Luigi – è cambiata, ora ha una rete di avvocati, broker, impiegati di borsa, imprenditori e commercialisti. E spesso non spara neanche più».
La risposta a tutta questo don Ciotti la trova nel regole e nel loro rispetto, «nel 1991 è stato scritto dai vescovi della chiesa italiana il documento “educare alla legalità”, un documento che io trovo la risposta migliore per combattere la mafia, in particolare due passaggi, il primo recita: il cristiano non può accontentarsi di affermare i principi generali di giustizia e libertà ma deve entrare nella storia e portare il proprio contributo». Questo impone, secondo don Ciotti «di metterci in gioco, perchè la legalità è il rispetto e la pratica delle leggi, sono un’esigenza fondamentale nella vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della vita umana. La legge vale per tutti e per chi è più in alto e ha più responsabilità vale ancora di più». Solo così la mafia potrà essere sconfitta.
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