Rinviato a giudizio il pornomassaggiatore
Dopo il rimpallo di competenze con il tribunale di Belluno il giudice per l'udienza preliminare del tribunale bustocco ha deciso. Una quindicina di clienti-vittime si sono costituiti parte civile
Il processo al pornomassaggiatore Roberto Benatti è tornato in aula questa mattina (giovedì) a Busto Arsizio davanti al giudice per l’udienza preliminare Luca Labianca che ha deciso di rinviarlo a giudizio con l’accusa di violenza sessuale e detenzione e l’uso di sostanze stupefacenti, sostanze che avrebbe usato per sedare i pazienti. Il processo era tornato a Busto Arsizio dopo che il presidente del collegio giudicante del tribunale di Belluno Arturo Toppan ha accolto l’eccezione di incompetenza sollevata dall’avvocato difensore del Benatti, Alberto Talamone sulla base del fatto che il reato più grave, tra quelli di cui è accusato, è proprio la detenzioni di stupefacenti nello studio di Gallarate (ne aveva uno anche a Belluno) in seguito all’inasprimento delle pene attuato con la legge dell’aprile 2006.
L’uomo è accusato di aver sedato e violentato molti dei suoi pazienti fino al maggio 2007. Dalle 200 persone che inzialmente si pensava dovessero costituirsi parte civile al processo, tutti clienti del sedicente fisioterapista, questa mattina in aula solo una quindicina hanno fatto richiesta di ammissione al giudice. Per il Gup il processo si farà a Busto Arsizio, mettendo fine al rimpallo di competenze tre i due tribunali di Busto e Belluno, con dibattimento e la prima udienza è fissata per il 22 settembre.
Il caso di Benatti fece molto scalpore in quanto ritenuto un professionista affermato nel suo campo. In realtà l’uomo era un vero e proprio stupratore seriale senza alcuna qualifica professionale e il modo di agire era il seguente: quando si trovava a che fare con persone che avevano problemi all’area pelvica o del bacino, preavvertiva il paziente che lo avrebbe narcotizzato, in quanto le manovre e le manipolazioni che avrebbe dovuto eseguire sulla regione pelvica, da fuori e da dentro ("la mossa"), sarebbero state dolorose. Il paziente, stordito da dosi massicce di sostanze sedative cadeva addormentato e tale rimaneva anche per 10-12 ore. Mentre le sue vittime dormivano, l’uomo le violentava e fotografava. I dolori successivi al risveglio erano senz’altro attribuiti alle manipolazioni “curative”.
A scoprirlo, mentre eseguiva le sue "operazioni" era stato un giovane paziente di Arconate che si svegliò all’improvviso, durante la violenza, e capì in breve tempo quello che l’uomo stava facendo del suo corpo. Il ragazzo riuscì a fuggire fuori dallo studio e ad avvisare i parenti che chiamarono immediatamente le forze dell’ordine. I carabinieri, poi, scoprirono anche l’archivio di immagini scattate durante le violenze sessuali sul computer e una collezione di gadget da sexy shop utilizzati durante le violenze. Le stesse pratiche venivano messe in atto anche nello studio di Colle Santa Lucia, in provincia di Belluno, in alcuni casi nei confronti di minori.
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