“Per celebrare l’Italia, esponiamo il sipario del Condominio”
Per il 150° dell'Unità, le associazioni storiche e culturale propongono di valorizzare lo storico sipario del teatro cittadino, a tema risorgimentale
Per celebrare il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, rispolveriamo lo storico sipario del Condominio, un gigantesco dipinto di soggetto risorgimentale. È questa la proposta che le associazioni storiche e culturali della città hanno presentato all’assessore alla cultura in vista delle celebrazioni del 2010. «Un’occasione per una rievocazione storica degli avvenimenti risorgimentali gallaratesi ma anche per un ricordo dei personaggi che uscirono da quel sipario: dai futuristi a Irma Grammatica e Ruggero Ruggeri».
La Delegazione FAI del Seprio, l’Associazione Mazziniana Italiana, il Circolo Garibaldi e il Circolo L’Incontro chiedono «una esposizione alla cittadinanza del sipario storico del Teatro Condominio» e suggeriscono anche una data precisa, il 21 ottobre 2010, centocinquantesimo anniversario del Plebiscito che portò Napoli nel neonato Regno d’Italia. Proprio questo fatto storico è infatti il soggetto del sipario dipinto, opera del pittore milanese Gerolamo Induno, che si aprì per la prima volta il 7 dicembre 1864. «La storia di quel sipario, oggi in grave stato di deterioramento, praticamente illeggibile, ormai forse irrecuperabile, si intreccia con quella della città di Gallarate e con quella della Nazione. Oltre a spettacoli teatrali il Condominio ha ospitato, in quasi centocinquanta anni, conferenze e veglioni benefici – da qui partirono le Società di Mutuo Soccorso cittadino – ma anche dimostrazioni patriottiche: memorabile quella con Cesare Battisti nel novembre del 1914. Il grande sipario di Gerolamo Induno – dieci metri per otto – si aprì per l’ultima volta il 23 dicembre 1949. Poi passò in diversi magazzini, fino alla attuale collocazione in un deposito di Palazzo Broletto». Visto lo stato di conservazione, le associazioni propongono di valutare l’idea di un restauro: «Il progetto – spiegano – potrebbe poi essere sottoposto alla Fondazione Cariplo per il relativo finanziamento».
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