Il cumenda campione d’industria e di sport
Giovanni Borghi rese grande la pallacanestro e il calcio, il ciclismo e la boxe

Terzo di quattro figli, era nato all’Isola, un quartiere di Milano, in una famiglia modesta (il padre era un semplice e bravo elettricista). A causa dei bombardamenti del ’43, i Borghi decisero di lasciare Milano, per trasferirsi sul lago di Varese e il vecchio laboratorio diventò uno stabilimento moderno con più di 200 operai.
Nel 1960 Borghi – per tutti “il cumenda” che in lombardo significa "il commendatore” – possedeva concessionarie in 87 nazioni, produceva anche per altri 98 marchi differenti in tutto il mondo e governava il 38% delle esportazioni italiane di elettrodomestici tanto che il numero di frigoriferi venduti all’estero aumentò di 22 volte rispetto a cinque anni prima. Il declino, non tanto della Ignis, quanto del modello patronale a cui Borghi (e molti altri industriali italiani) si ispirava, arrivò negli anni ’70. Arrivarono prima gli olandesi della Philips (1972), che ressero per 17 anni le sorti dell’azienda, e poi gli americani con il marchio Whirlpool (vortice), che storia di oggi.
Il cumenda amava lo sport dove investì moltissime risorse, raggiungendo risultati importanti. La Pallacanestro Varese toccò proprio nell’era Borghi il periodo di maggiore splendore e lo stesso accadde il Varese Football Club, che sotto la sua presidenza tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 approdò sul palcoscenico della serie A. Il suo contributo fu determinante anche nel ciclismo, nel pugilato e nel canottaggio.
Giovanni Borghi morirà nel settembre del ’75.
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