Senza stipendio, con lo sfratto dietro l’angolo
Giocatori, ma anche dirigenti e staff da sei mesi non vengono pagati: nè vengono pagatoi i fornitori, padroni di casa, ristoranti. Si fa quel che si può, con l'aiuto reciproco e una mano anche da La Tigre nel Cuore
Due settimane e poco più: e quanto resta prima della fine del mercato di riparazione per abbandonare la barca biancoblu, per chi decidesse (eventualmente) di compiere questo passo. L’incontro di oggi con la nuova proprietà avrebbe dovuto essere chiarificatore e dare garanzie: non è andata esattamente così. O meglio, alle promesse si dà per ora poco peso. Da settimane la situazione è difficilissima, tamponata in parte solo dalle somme, nel complesso modeste anche se generose sono state le donazioni individuali, raccolte tramite l’associazione La Tigre nel Cuore. Niente stipendi, niente conti pagati: al ristorante come al padrone di casa. L’allenatore Raffaele Novelli e il segretario generale Pino Iodice sono fra quelli in difficoltà: per il primo domani scatta uno sfratto, il secondo non ha più luce e gas ed è costretto a farsi la doccia allo Speroni, «ormai da due mesi abbondanti» rimarca. Questo perchè la società da tempo non paga più il dovuto agli affittuari. E Novelli ha messo mano al portafogli anche per coprire le spese di medicinali della squadra.
Dal primo dell’anno la squadra non avrebbe più dovuto mangiare al ristorante, che vantava arretrati "secolari". Nelle scorse settimane si è arrivati a fare la colletta per i medicinali, ci si è ritrovati senza bende e con il telefono staccato in sede. «Vogliamo sapere di che morte dobbiamo morire» si diceva: e se la prospettiva non è ancora quella della morte per fame, il merito è de La Tigre nel Cuore: giusto oggi, riferisce Iodice, un bonifico ha saldato parte dei conti del ristorante. Intanto, i giocatori più anziani e con più disponibilità aiutano i più giovani, quelli messi peggio, a volte ridotti a farsi aiutare dalle famiglie.
«La situazione è la stessa di un mese fa, anzi peggio» constata Iodice. «Sono uomo di calcio, faccio questo mestiere, e dico che serve una riforma profonda, radicale, che la federazione deve imporre: le società in mani solide e con garanzie serie», onde evitare il ripetersi di situazioni limite. Per ora, «non ci sono stati interventi economici» per il pagamento degli affitti; gli stipendi a quasi tutti non arrivano da sei mesi, scongiurate in extremis solo le messe in mora avanzate da alcuni giocatori. Iodice domani sarà a Roma, in federazione, per gestire le vicende che riguardano la società sui mancati pagamenti, e che potrebbero terminare in ulteriori penalizzazioni di classifica: il viaggio se lo pagherà di tasca sua. «Che dire, ci autofinanziamo. Gli incassi della domenica coprono qualcosina, qua e là. Gli aiuti de La Tigre nel Cuore ci hanno permesso di rivare la linea telefonica in sede, ma a breve ce la staccano di nuovo». Situazioni limite: «A Bertin e Justino hanno staccato la corrente, ad Andreoletti e Artuso l’acqua, e fossero i soli». Di fronte a ciò, buona volontà e promesse con la nuova proprietà, ma si attendono i fatti. «Solo la solidarietà di molti ci dà la forza di andare avanti. Le cose potranno cambiare» riconosce Iodice con una punta di speranza, «ma non nel breve». E i problemi sono qui e ora.
Lo ribadisce anche il portiere Luca Anania, che giustamente mette da parte ogni riferimento al cambio di proprietà (la squadra darà comunicazioni in seguito) ma insiste: «Situazione difficilissima, impressionante, non si può andare avanti così. Soprattutto per i più giovani tra noi, ci sono ragazzi che non hanno di che fare benzina per venire al campo. Noi stiamo malissimo, dopo sei mesi senza paga. C’è chi di qui a poco se ne dovrà andare di casa. Proroghe? Speriamo. Ma speriamo che esca il sole, davvero». Perchè finora piove: ma non può piovere in eterno.
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