Andrea Buffoni si candida con Unione Italiana
L'ex sindaco torna sulla scena dopo dieci anni: nel 2001 la sua lista prese quasi il 14%. Critica l'uso del territorio e dell'edilizia e dice: "in caso di ballottaggio dialogheremo con tutti"
Andrea Buffoni torna sulla scena politica gallaratese: a distanza di 10 anni dall’ultima sua iniziativa politica, l’ex sindaco socialista e senatore si candida infatti a guidare la città, sostenuto dalla lista di Unione Italiana. Buffoni ha ufficializzato il sua candidatura con una conferenza stampa a fianco di Gianfranco Librandi, l’imprenditore saronnese che guida Unione Italiana, formazione che aspira a diventare nazionale. «Non ho perso la capacità d’indignarmi» spiega, riferendosi tanto ai foschi scenari nazionali, quanto alla politica a livello locale, gallaratese. «Una indignazione che ha ragioni precise negli ultimi dieci anni», dice, prima di sferzare PdL e Lega. Ma non risparmia neanche il candidato del centrosinistra, l’ex compagno di giunta, negli anni Ottanta, Edoardo Guenzani: «Tre milioni di metri cubi sulla 336 per difendere il verde? È una barzelletta».
Il simbolo sulla scheda elettorale sarà quello nazionale di Unione Italiana, ma conterrà anche il nome di Buffoni, che è cauto nel parlare di percentuali («sono passati 10 anni dall’ultima elezione in cui mi sono presentato»), ma che sicuramente è ancora in grado di creare consenso (13,73% nel 2001), non fosse altro perché è stato tra i pochi gallaratesi a raggiungere il livello politico nazionale, personaggio di spicco del PSI, coinvolto in Tangentopoli e poi assolto con formula piena. «Credo che i gallaratesi non potrebbero permettersi sindaco migliore» dice fiducioso Gianfranco Librandi, il leader del partito.
Anche se il partito a cui si appoggia è di centrodestra, la critica al governo del PdL è su tutta la linea: «Hanno trasformato l’amministrazione in una immobiliare: quanti metri sono stati costruiti? Quanti sono vuoti?». Critica alcune scelte in particolare («Hanno sventrato metà della collina di Crenna, che io avevo vincolato a terreno agricolo») e l’impianto di fondo: «c’è stato un uso violento, volgare ed eccessivo della monetizzazione degli oneri, si costruisce senza dare parcheggi e verde ai cittadini». E dove vanno i soldi? Si concentrano nelle grandi opere, come il Maga, «pagato con gli oneri del Fare». E tutto questo impedisce anche di individuare una nuova identità produttiva: «i proprietari delle vecchie fabbriche hanno usato le aree per la rendita immobiliare». Altro fronte, quello delle ex municipalizzate, compresa Amsc: «I Consigli di Amministrazione delle tante società costano alla città 1 milione 100mila euro di prebende per il personale politico».
Fin qui, le critiche alla maggioranza e al governo della città. Ma a Buffoni non piace neppure come si sono mosse le opposizioni. Alla Lega contesta di aver condiviso per 6 anni lo sfruttamento del territorio «indifendibile», avendo «approvato anche la prima variante 336». E in generale Carroccio e centrosinistra «fanno una "opposizione di sua maestà, solo nelle aule di consiglio comunale, senza iniziative concrete. Se si fossero dimessi tutti i consiglieri di opposizione, sarebbero andati avanti sul Pgt?». E con Guenzani, suo collega di giunta negli anni Ottanta? «Ho stima di lui, non ho questioni personali, ma è una barzelletta dire che con la variante da 3 milioni di metri cubi voleva difendere l’area 336».
Buffoni e Unione Italiana non fanno stime percentuali sul risultato. Nell’ipotesi – quasi certa – che due candidati andassero al ballottaggio, come si comporterebbero? «Dal punto di vista politico siamo più affini al centrodestra, ma abbiamo riserve a livello locale» dice Buffoni, che adombra anche qualche divisione nel PdL (indizio: la lista civica di Nicola Mucci, che pubblicamente ha negato di voler fare una corrente). Di fronte alla critica all’attuale PdL, non c’è «nessuna preclusione al dialogo con altre forze». Di certo – garantiscono – «non baratteremo l’appoggio con posti di potere, ragioneremo solo di contenuti». Tra cui «revoca del Pgt e scelte per salvare l’azienda multiservizi».
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