Un italiano su 4 a rischio povertà
Quelli che pagano di più sono giovani e donne. Lo scorso anno la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 9,1%, il valore più basso dal 1990
Il diciannovesimo rapporto annuale sulla situazione del Paese redatta dall’Istat traccia un profilo dell’Italia non proprio esaltante-. I cinque capitoli del volume affrontano le più recenti dinamiche in campo economico, tracciando la traiettoria di uscita dell’economia internazionale e di
quella italiana dalla peggiore recessione dal secondo dopoguerra, documenta le condizioni del mercato del lavoro e delle famiglie italiane fino a proiettare lo sguardo sui prossimi anni, valutando lo stato del Paese alla luce di “Europa 2020” e del percorso tracciato dal Programma nazionale di riforma.
Il risultato è disarmante: un italiano su 4 sperimenta la povertà, quelli che pagano di più sono giovani e donne. Un valore superiore alla media Ue del 23,1%.Il rapporto Istat è stato presentato a Montecitorio dal presidente dell’Istituto di statistica, Enrico Giovannini. Nell’ultimo decennio l’Italia ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i paesi dell’Unione europea. L’Italia è il fanalino di coda nell’Ue per la crescita. «Il ritmo di espansione della nostra economia – è scritto nel rapporto – è stato inferiore di circa la metà a quello medio europeo nel periodo 2001-2007». Nella media dello scorso anno l’economia italiana, ricorda l’Istat, è cresciuta dell’1,3 per cento, contro l’1,8 per cento dell’Ue. Nel primo trimestre del 2011, in Italia la crescita è stata dello 0,1 per cento su base congiunturale (come giá nell’ultimo trimestre del 2010) e dell’uno per cento in termini tendenziali, mentre nell’Uem la crescita è stata dello 0,8 per cento su base trimestrale (dallo 0,3 di fine 2010), e del 2,5 per cento rispetto ai primi tre mesi del 2010.
Famiglie e risparmio – Per salvaguardare il livello dei consumi le famiglie italiane hanno progressivamente eroso il loro tasso di risparmio, «sceso per la prima volta al di sotto di quello delle altre grandi economie dell’eurozona». Lo scorso anno la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 9,1%, «il valore più basso dal 1990»
Giovani e disoccupazione –La crisi ha impattato sull’occupazione. In Italia nel biennio 2009-2010 il numero di occupati è diminuito di 532 mila unità e i più colpiti sono stati i giovani tra i 15 e i 29 anni, fascia d’età in cui si registrano mezzo milione di occupati in meno. A cui si aggiunge un calo di 322 mila unità nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 49 anni (-2,3%).
Scuola – Nel 2010, gli abbandoni scolastici salgono al 18,8 per cento. Il dato è più alto tra i ragazzi, 22,0 per cento contro il 15,4 delle ragazze. Nella «Strategia Europa 2020» si prevede che gli abbandoni scolastici prematuri siano contenuti al di sotto della soglia del 10 per cento. I giovani (20-24 anni) che hanno abbandonato gli studi senza conseguire un diploma di scuola media superiore interessa tutti i paesi dell’Unione (media 14,4 per cento). Sono forti le disparità tra gli Stati che già hanno raggiunto o sono prossimi all’obiettivo (paesi del Nord Europa e molti tra quelli di più recente accesso) e alcuni paesi del Mediterraneo (Spagna, Portogallo e Malta), dove le quote di abbandono superano il 30 per cento. Quasi ovunque l’incidenza è superiore tra i ragazzi rispetto alle ragazze.
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