Le lacrime di Sannino e Sogliano: arrivederci Varese
L'ultimo atto al Franco Ossola dell'allenatore e del direttore sportivo. Anche il segretario generale Dibrogni sul piede di partenza. La società ha preso contatti con un nuovo ds
Guardando Gianpietro Zecchin mettere un paio di pinne nel baule dell’automobile, si potrebbe pensare che al Varese1910 c’è aria di vacanza. Invece no, non è così. L’aria è quella degli addii, nonostante i sorrisi e le battute del direttore sportivo Luca Sogliano e le rassicurazioni di Neto. Sostiene, infatti, Pereira che lui a Varese ci rimarrà un altro anno, come da contratto.
Tutti vorrebbero sentire le stesse parole dal ds Sogliano, ma lui non parla. Si limita a sorridere e a fare qualche autografo. Non cede nemmeno quando a chiederglielo, tra il serio e il faceto, è l’amministratore delegato Enzo Montemurro. Radio mercato dice che la società si è già mossa e ha contattato un altro direttore sportivo «uno capace, uno che Sogliano conosce bene».
Ciò che si vuole evitare in questo momento a Varese è un effetto domino. Mister Sannino e il suo secondo, Ciccio Baiano, sono in partenza per Siena. Sogliano e con lui il difensore Eros Pisano sono diretti alla corte di Zamparini a Palermo. La diaspora varesina potrebbe coinvolgere anche il segretario generale Massimiliano Dibrogni, l’unico che tenta una spiegazione di quanto sta accadendo. «Il direttore sportivo del Varese è ancora Luca Sogliano – spiega Dibrogni -. C’è un accordo con il Palermo, è vero, ma non è ancora definitivo. È chiaro che io sono arrivato qui con lui e il mio destino è legato alle sue scelte. Ma in questo momento ho in mente tutte le scadenze della squadra, come ad esempio le comproprietà che sono tante. E poi c’è la scelta del nuovo allenatore».
L’uscita di scena di Sannino e Sogliano equivale all’abbatimento delle pareti portanti di una casa. Per tenerla ancora in piedi occorre altrettanta forza e capacità. Chiunque, dunque, sarà il prescelto, non avrà un compito facile perché da una parte dovrà rifondare un gruppo, dall’altra dovrà ricominciare a far sognare un’intera città.
Negli spogliatoi ci sono ancora i fogli con le marcature assegnate dal mister nella partita contro il Padova. Pugliese se ne sta in silenzio con gli occhi sgranati e la borsa d’allenamento tra le gambe, come se fosse in attesa di qualcosa. Al suo fianco il preparatore atletico Giorgio Panzarasa, mentre Stefano Bettinelli (allenatore in seconda) e Oscar Verderame (preparatore dei portieri) siedono vicini, un po’ in disparte. È come l’ultimo giorno di scuola, ma ci sono pochi sorrisi e qualche lacrima, comprese quelle di Sogliano nel momento dei saluti alla squadra.
C’è una torta, una crostata con al centro una "V" gigantesca e la dedica «al nostro mister, grandissimo uomo». Sannino come sempre non si risparmia: abbraccia i suoi ragazzi, firma autografi e si fa fotografare con i tifosi. Ma il suo è uno sguardo perso nel vuoto. Cerca di leggere al microfono una lettera dedicata alla città. S’interrompe di colpo, non arriva nemmeno a metà, perché il pianto ha il sopravvento. Esce dalla sala stampa e per qualche minuto siede da solo sulla panchina del quarto uomo a godersi un Franco Ossola muto e grigio come il cielo. Poi abbraccia il suo secondo di sempre, Bettinelli, l’unico che infonde speranza a tutti: «ricominceremo, ce la faremo». Baiano esce dagli spogliatoi e quando qualcuno gli chiede se ha già firmato per il Siena, lui si gira, sorride e fa segno di no. Le finte in questo caso non servono a riportare serenità, anche se fatte da un grandissimo attaccante.
Montemurro, mani in tasca, cerca di rasserenare l’ambiente. Sente il peso di un’aria segnata dalla smobilitazione generale. Sente forse la delicatezza del suo ruolo perché i tifosi non se vanno, aspettando una risposta che lui dovrebbe dare. Arriva anche l’ultimo atto per mister Sannino che sale in macchina per lasciare il Franco Ossola con l’ autoradio che suona a palla la canzone di Marco Masini «Vaffanculo».
La partita più difficile per il Varese1910 inizia ora.
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