L’agricoltura varesina teme gli effetti della manovra “salva Italia”
L'allarme arriva dal presidente di Coldiretti Fiori: «Si scaricheranno in maniera pesante sui costi di gestione aziendali e sui redditi delle imprese»
L’agricoltura varesina con i prodotti tipici e le eccellenze agroalimentari, che incontrano il favore e l’apprezzamento dei consumatori e dei cittadini, guarda con note di preoccupazione all’impatto della manovra del Governo sulle aziende.
«Il nostro settore produttivo sta pagando un prezzo molto alto alla crisi economica e gran parte dei singoli comparti da tempo sono in difficoltà – evidenzia Fernando Fiori presidente di Coldiretti Varese -, ma la manovra salva Italia introduce ulteriori elementi di preoccupazione, perché si scaricheranno in maniera pesante sui costi di gestione aziendali e sui redditi delle imprese».
La nuova imposta municipale sugli immobili, l’incremento progressivo delle aliquote contributive a carico dei coltivatori diretti, l’aumento delle imposte sui terreni agricoli, a cui va assommato l’esponenziale crescita del prezzo del gasolio registrato lo scorso anno, che per gli agricoltori costituisce uno dei fattori della produzione che più incide sui costi aziendali, sono le voci del salasso, che andrà a colpire anche l’agricoltura varesina, che già sconta condizioni fondiarie e territoriali difficili.
La manovra avrà un impatto negativo stimato pesante su terreni agricoli e fabbricati rurali, facendo pagare alle imprese agricole attraverso l’ IMU un ulteriore costo stimato in un miliardo di euro.
Sono infatti colpiti dall’introduzione della nuova imposta dalle stalle ai fienili fino alle cascine e ai capannoni necessari per proteggere trattori e attrezzi, andando a tassare quelli che sono, di fatto, mezzi di produzione per le imprese agricole . Il bene terra, se utilizzato come fattore della produzione in un’impresa agricola, deve avere un trattamento fiscale ben diverso da quello riservato a fondi agricoli speculativi o per fini hobbistici e per consolidare questo obiettivo – conclude la Coldiretti – la manovra va corretta.
«Sono perciò necessarie misure eque che favoriscano la crescita e queste misure per ora non si vedono ed il rischio grave è l’ulteriore ridimensionamento in provincia di un settore che produce comunque eccellenze e che vede attive ancora quasi 2000 imprese – sottolinea Fernando Fiori – e non si può rinunciare certo a mangiare. L’agricoltura produce cibo ed alimenti, ma costituisce ancora un fattore chiave per lo sviluppo locale, per la difesa del suolo ed il presidio del territorio, per la creazione di valore aggiunto anche per altri settori economici».
L’agricoltura poi deve fare i conti anche con il nuovo record raggiunto in questi giorni dalla benzina e l’aumento delle tariffe energetiche.
«L’aumento della spesa energetica in un momento di crisi ha un doppio effetto negativo perché – precisa il Presidente di Coldiretti Varese – riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare».
Se per le imprese agricole i costi in un anno sono già aumentati di 250 milioni di euro, per effetto del caro carburante, il costo dell’energia si riflette in tutta la filiera e riguarda sia le attività agricole a partire da quelle che necessitano di riscaldamento come le serre ma anche la trasformazione e la conservazione degli alimenti.
«Ma alle imprese agricole ed all’intera agricoltura in queste condizioni non si può più chiedere di fare da calmiere dei prezzi, subendo incrementi dei costi ed una insostenibile pressione inflazionistica – conclude Fiori – ed è incredibile che oggi un litro di benzina verde costi quasi il 70 % in più di un litro di latte acquistato presso i nostri distributori self service! Ed il prezzo di quel litro di latte è ancora quello di 5 anni fa».
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