La Quiete “cessa” ma raddoppia
Ancora novità per la casa di cura privata varesina. A causa di una legge regionale, i proprietari hanno dovuto sdoppiare l'assistenza ospedaliera e gli ambulatori diagnostici
Fine anno amaro per una ventina di dipendenti della clinica La Quiete di Varese. Al posto del tradizionale biglietto d’auguri, una lettera di licenziamento: «Le cose non stanno proprio così – spiega Nino Ventola, segretario provinciale della Cisl Sanità – Il fatto è che la società Sant’Alessandro si è dovuta adeguare alla normativa regionale che vieta alla stessa società di svolgere attività privata e attività in convenzione. Così ha dovuto cessare e dare vita a due nuove società a cui affidare la casa di cura, Casa di Cura La Quiete, e la diagnostica, centro diagnostico La Quiete. In quest’operazione, però, la proprietà ha deciso di esternalizzare alcuni servizi, come avviene ormai in tutta la sanità regionale. La manutenzione, la cucina, alcuni servizi alberghieri sono affidati dal primo gennaio a un concorzio di cooperative. In questo modo la posizione di una sessantina di lavoratori è diventata precaria. Abbiamo, quindi, aperto un tavolo di contrattazione per giungere a una soluzione ottimale. Dei 60 lavoratori, solo una ventina di persone, tra impiegati, ausiliari, fattorini e infermieri generici, è rimasta fuori dalle due nuove società. A questo punto, però, abbiamo strappato un’offerta veramente importante, visto il momento di grave crisi che stiamo vivendo. Questi lavoratori si sono visti proporre un contratto "Uneba" a tempo indeterminato. Si tratta di un’offerta che garantisce stabilità lavorativa, la stessa sede di impiego a fronte di una limatura dello stipendio e di una settimana oraria di 38 invece di 36 ore. L’offerta è stata accettata da tutti gli ex dipendenti La Quiete, anche perchè il mercato del lavoro offre veramente poco in questo momento, soprattutto in un settore dove il pubblico ha bloccato ogni tipo di assunzione per gli OSS fino al 2014».
Anno nuovo pagina nuova per la storia della Quiete che questa volta, però, si trova a dover rinascere a causa della normativa regionale: «Nonostante il momento veramente difficile – ricorda Ventola – la proprietà ha assicurato di voler andare avanti e ha dimostrato disponibilità».
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