Cinquant’anni di dolci. Il segreto? “Panettone a ferragosto”

La Pasticceria Milano di Viale Verbano 101 ha festeggiato mezzo secolo di vita, e racconta la ricetta "segreta" dei Brutti e Buoni, venduti in tutto il mondo. Una tradizione dolciaria che si rinnova tra sapori d'altri tempi

Di sorprese la Pasticceria Milano ne conserva un bel po’. Sarà perché cinquant’anni d’attività fanno la differenza o per il profumo dei dolci che ha sempre il suo fascino. Quando entriamo è ora di colazione e i clienti vanno e vengono mordendo brioches. Il locale ha il sapore d’altri tempi, e i colori e l’arredamento non tradiscono le aspettative di chi ha nella testa l’immaginario delle pasticcerie come erano una volta. Eppure, la famiglia Anessi, ha sempre trovato nuovi progetti per mandare avanti l’attivià commerciale aperta dal padre mezzo secolo fa e ancora oggi a gestione familiare.

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A raccontarci la loro storia è Elena, una delle sorelle (l’altra è Daniela) che insieme alla madre Olga (foto sopra), al marito Alessandro e al cognato Enzo, portano avanti la pasticceria. «Il sogno di nostro padre, da sempre, era quello di portare i Brutti e Buoni in tutto il mondo e noi abbiamo seguito le sue orme». Così, il dolce gaviratese fatto dalla Pasticceria Milano, oggi è venduto in Francia, Inghilterra, Australia e Olanda.
«Le eccellenze italiane sono sempre molto richieste all’estero e così abbiamo deciso di esportare il nostro prodotto. A Parigi, i Brutti e Buoni, vengono serviti al Cafè Armani. In Australia li vendiamo ad una ditta alimentare gestita da un siciliano e ora speriamo di arrivare anche all’America». L’esportazione del dolce fatto di zucchero, nocciole, mardorle e albume d’uovo, per una pasticceria di provincia significa poter avere una fonte di guadagno consistente, «oggi bisogna stare al passo con i tempi e reinventarsi continuamente altrimenti non si sopravvive». E poi, continua Elena : «Mio padre ha sempre sostenuto l’importanza di promuovere il prodotto. Lo faceva assaggiare a tutti i suoi amici e lo portava agli eventi mondani a cui era invitato».

Vittore Anessi infatti, è stato un calciatore molto conosciuto (lo stadio comunale di Gavirate è dedicato a lui ndr) che, una volta abbandonata la carriera di sportivo per motivi di salute, decide di aprire una pasticceria. E’ il primo maggio del 1963 e cinquant’anni dopo, la moglie i figli, festeggiano l’imporante traguardo ricordando quello che diceva: «Siamo sempre andati avanti pensando ai suoi consigli – spiegano le figlie -. Ci ha insegnato a non arrenderci mai e a trovare sempre nuove strade. Oggi non è facile continuare l’attività ma tutte le volte che abbiamo avuto un problema è successo qualcosa che ci ha dato la forza di continuare. Poteva essere anche la chiamata di un cliente per farci i complimenti». 

Sui tavolini rotondi e le sedie imbottite, Elena racconta la storia della pasticceria di famiglia con entusiamo e raccontando anche un altra curiosità tutta loro. «Noi facciamo il panettone a ferragosto ed è diventato una tradizione. Qualche anno fa, dei francesi, lo chiesero a nostro padre come dolce per il 15 agosto, era un dolce che potevano mangiare solo quando erano qui in vacanza. Da allora lo facciamo sempre e l’abitudine è diventata di molti». C’è poi il Real Dolce che è la loro ricetta per il classico "dolce Varese", oltre ai dolci più classici e alle torte su richiesta. «Stare al passo con le mode oggi è fondamentale. Una volta i clienti avevano meno esigenze, oggi sono più precisi». 

Mentre entriamo nel laboratorio da dove escono interi vassoi di brioches, Elena continua a raccontare la loro storia ma sopratutto quella dei Brutti e Buoni, i dolci inventati dalla Pasticceria Veniani e poi diffusi in tutta Gavirate. «Scegliamo le nocciole del Piemonte e le mandorle della Sicilia. Queste vengono passate al setaccio, poi tostate e tritate per essere mischiate con gli altri ingredienti. E’ un lavoro lungo anche perchè, una volta sfornati vanno incartati e imbustati uno ad uno». Un lungo lavoro che non ripaga solo la golosità ma anche la passione e la fatica della quotidianetà. Come quel cliente e amico affezionato che «ogni mattina alle sette meno cinque apre la cler del negozio con nostra madre».

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Pubblicato il 08 Agosto 2013
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