L’imprenditore non è più un uomo solo al comando

Politici, sportivi di rango, docenti universitari, consulenti, banche e soprattutto imprenditori (erano più di 150 quelli presenti a Villa Oliva) hanno raccontato la propria sfida alla crisi al Cassano Magnago Business Forum


Dal globale al locale il passo è proprio breve come ha dimostrato Cassano Magnago. A poco più di un mese dall’inizio del World Business Forum di Milano (Wobi) – think tank economico mondiale – la Consulta delle attività economiche di quel comune ha pensato di lanciare il primo Cassano Magnago Business Forum.
Il modello, naturalmente in scala ridotta e locale, è lo stesso: politici, sportivi, docenti universitari, consulenti, banche e soprattutto imprenditori (erano più di 150 quelli presenti a Villa Oliva)  riuniti intorno a un tavolo per raccontare la propria sfida alla crisi e la propria visione del mondo. 
Più livelli, diversi tra loro, intrecciati in un dialogo che, al netto delle autocelebrazioni, ha generato pensiero, confronto e reale condivisione. Per dirla con le parole del sindaco Nicola Poliseno: «A Villa Oliva le persone ci hanno messo la faccia».
Se questo è un momento in cui tutti hanno bisogno retoricamente di vedere una luce, per una docente di economia come Rossella Locatelli è indispensabile partire dai dati e quindi dall’economia reale. «Le richieste di finanziamenti per investimenti fissi – ha detto l’economista dell’Università dell’Insubria – sono aumentati nel secondo trimestre. È un segno positivo importante perché in questa fase si ha bisogno di fiducia. Occorre tornare a investire sul capitale umano, in particolare sui giovani».
Gli studi dimostrano che inserire forze fresche in azienda aumenta l’entusiasmo, migliora la performance e aumenta la reattività al contesto di mercato, oggi più complesso, internazionalizzato e veloce. Non è però facile come dirlo, in un Paese dominato dal capitalismo molecolare, dove il «padre padrone» fatica a delegare e a far crescere livelli manageriali adeguati. «Bisogna aumentare il grado di scolarità nelle aziende e attrarre risorse qualificate – ha sottolineato Locatelli -. In Italia gli occupati con laurea sono solo il 18% contro il 31% della media europea. Portare laureati nelle micro imprese si può’ ed è meno costoso di quanto si creda».

La fatica di essere imprenditore,
quindi leader di una comunità (perché l’azienda è tale), può’ essere attenuata dalla condivisione. La lezione di Ivan Basso, campione di ciclismo di fama mondiale e cassanese doc, in questo senso è stata molto apprezzata. «Le difficoltà si superano ascoltando – ha detto il campione – e il leader, oltre a dare l’esempio, deve farsi aiutare perché da soli
si fa poca strada». L’imprenditore non può’ essere più un uomo solo al comando: per raggiungere risultati deve saper scegliere bene i propri gregari, valorizzando il loro talento. E  se necessario deve fare un passo indietro, proprio come Basso, che da sempre abituato a essere leader, dalla prossima stagione si metterà al servizio di una nuova squadra, ma non da capitano.

Fare investimenti
significa avere accesso al credito ma in una fase dove non c’è fiducia
le banche non rischiano a cuor leggero i soldi dei propri risparmiatori. La presenza al forum di Luca Barni, direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, ha permesso di entrare nel vivo di un tema molto sentito dagli imprenditori e Rossella Locatelli, tra l’altro grande esperta in materia di banche, lo ha assistito con intelligenza: «Il credito non è un diritto, le imprese devono meritarselo». Un assist sul quale il direttore della Bcc ha piazzato una schiacciata coraggiosa nel campo degli imprenditori. «Stamani ho sentito che quando c’era la fiducia bastava una stretta di mano – ha esordito Barni -. La fiducia non è una questione romantica, ma di rispetto delle regole. E posso dire che la nuova normativa sul fallimento è stata usata in modo a dir poco bizantino da parte di molti imprenditori, tanto che il 30 % delle nostre perdite su crediti arrivano dai concordati. Signori, la banca ha un solo obbligo: restituire i soldi a chi glieli ha portati».
Detto questo, la Bcc ad oggi ha messo un bel segno più davanti agli impieghi (+3,59% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).  «E quando chiedono soldi pur essendo sottocapitalizzate – ha continuato Barni – chiedono alla banca di credere in qualche cosa in cui nemmeno gli imprenditori credono. La Bcc, da quando esiste, ha messo ogni singolo euro di utile a patrimonio».
Le cronache del giorno dopo non registrano insulti al direttore del Credito cooperativo, segno che 
tra le imprese c’è la consapevolezza di dover cambiare mentalità nel rapporto con l’organizzazione, i mercati, i fornitori, tra cui ci sono le banche, pena l’estinzione. Alcune lo hanno già fatto con risultati interessanti, come hanno testimoniato Mario Canziani, Massimo Mazzucchelli, Davide Giani e Alberto Galmarini, solo per citare alcuni degli imprenditori intervenuti. «Cambiare non significa negare la propria identità – ha detto Mario Canziani, patron della Sapra elettronica srl, piccola azienda di 9 dipendenti – bensì valorizzarla. Il sacrificio non basta più, occorrono metodo e buona comunicazione».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Settembre 2014
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